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Trump contro Messico, il colosso della produzione senza dazi

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Automotive

Trump contro Messico, il colosso della produzione senza dazi

(Reuters)
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Messico ancora una volta nel mirino del nuovo presidente americano, Donald J. Trump. Stavolta non si tratta della costruzione di un muro per evitare migranti irregolari e combattere il narcotraffico, ma per tutelare la produzione nazionale. Trump ha infatti minacciato i costruttori di auto di elevati dazi doganali se porteranno avanti i previsti progetti di investimento nel Paese centro-americano in impianti che produrranno vetture destinate al mercato Usa.

E' al quarto posto tra gli esportatori mondiali e al settimo tra i fabbricanti

Negli ultimi anni il Messico è diventato un colosso nella produzione automotive collocandosi al quarto posto tra gli esportatori mondiali e al settimo tra i fabbricanti. Il settore rappresenta per il Paese un fatturato annuale pari a 82 miliardi di dollari e conta più di 875mila addetti diretti secondo i dati del ministero dell'Economia. Il Messico non possiede costruttori locali e l'80% dei veicoli assemblati in loco vengono esportati, principalmente verso Stati Uniti (72,2%) e Canada (10,5%). La scelta cade sul Paese a fronte dei bassi salari (lo stipendio medio di un operaio è intorno ai 300 dollari), della vicinanza al vasto mercato nordamericano, della buona rete di infrastrutture e degli accordi di libero scambio siglati con 46 Paesi al mondo. In particolare il Nafta, sottoscritto nel 1994 con Canada e Stati Uniti, permette di esportare verso gli Usa prodotti fabbricati in Messico senza dazi doganali.

Nei giorni scorsi l'attacco a Ford, GM e ieri a Toyota

Trump ha attaccato nei giorni scorsi Ford e General Motors, 'rea' di esportare modelli Chevy Cruz dal Messico negli Usa, minacciando di istituire «importanti dazi doganali. Producete negli Stati Uniti oppure pagate una consistente tassa», ha detto in un tweet, rivendicando successivamente il merito della cancellazione di un investimento da 1,6 miliardi in Messico da parte di Ford, che ha annunciato invece investimenti per 700 milioni di dollari per ampliare il sito di Flat Rock, nello Stato del Michigan. Gli strali di Trump si sono rivolti nella vigilia anche contro un costruttore estero, la giapponese Toyota, che vuole investire un miliardo di dollari in un impianto messicano per produrre le Corolla destinate al mercato Usa. O si produce in America o dazi, lo slogan di Trump, che sembra voler ignorare le dichiarazioni del ministero del Commercio giapponese, intervenuto a difesa di Toyota, secondo cui l'industria dell'auto nipponica impiega 1,5 milioni di persone negli Usa. Toyota ha del resto assicurato di essere «il più piccolo importatore di auto» made in Messico, si colloca al nono posto, con soli 78mila pick-up Tacoma (nel 2015). General Motors è numero uno nella classifica con 495.790 unità esportate, seguita da Nissan (464.877), Fiat Chrysler America (404.160) e Ford (351.691).

Per Ghosn i costruttori sono pragmatici: si adegueranno

Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan, ha già commentato che i costruttori di auto «sono pragmatici e si adegueranno» alle nuove regole dell'amministrazione Trump, «a patto che le regole siano uguali per tutti», mentre non ci sono stati commenti negli ultimi giorni da parte di Fca, che in Messico possiede 9 impianti di produzione e assemblaggio e conta oltre 10mila addetti. La presenza del gruppo nel Paese risale al 1968, quando l'allora gruppo Fiat si installò a Toluca, a pochi chilometri dalla capitale messicana.

(Il Sole 24 Ore Radicoor Plus)

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