Ieri il titolo ha guadagnato il 5,58% con volumi straordinari. Il mercato scommette sul possibile interesse di Intesa per Mediobanca come strada alternativa per arrivare alla conquista di Generali. Volumi straordinari. Quasi eccessivi, sostiene chi è abituato a monitorare da vicino i movimenti del titolo Mediobanca. Ieri le azioni di Piazzetta Cuccia hanno chiuso in progresso del 5,52% a 8,58 euro con oltre 19,2 milioni di pezzi passati di mano: il 2,2% del capitale. Parecchio se si pensa che la media dell’ultimo mese è di 4,7 milioni di titoli scambiati, che il 31% dell’istituto è blindato in un patto di sindacato e che la contendibilità, sulla carta, non è in discussione. Eppure qualcuno ieri si è mosso e potrebbe averlo fatto per andare a rinforzare le fila di chi già oggi tiene le redini della società guidata da Alberto Nagel.
Il timore, evidentemente, è che il fronte della battaglia scatenata da Intesa Sanpaolo per le Generali possa spostarsi da Trieste a Piazzetta Cuccia e per difendere la banca, questa volta, è impensabile far scattare il meccanismo delle partecipazioni incrociate. Ecco perché l’entusiasmo mostrato ieri per il titolo Mediobanca potrebbe essere certamente il frutto della speculazione ma anche di qualche manovra di posizionamento.
Ne è convinto il mercato che a lungo si è interrogato sulla questione. Come è noto, dopo l’ingresso delle Generali nel capitale di Intesa Sanpaolo con il 3%, l’unica mossa che può fare la banca milanese, che ieri ha confermato l’interesse per la compagnia, per superare lo stallo creato dalla normativa sulle partecipazioni incrociate è il lancio di un’offerta pubblica di scambio sul 60% del capitale del gruppo assicurativo. Tuttavia, si fa notare, esiste una opzione alternativa che è rappresentata dalla presa di controllo del Leone “attraverso” un ingresso in forze Mediobanca. Una scorciatoia che, oltre a essere una soluzione meno onerosa, permetterebbe di entrare nella stanza dei bottoni del gruppo assicurativo. Ma a che prezzo? Mediobanca ha in carico il pacchetto nelle Generali a 15,25 euro, valore leggermente inferiore a quello della chiusura di ieri, 15,42 euro, ma comunque superiore alla media di Borsa degli ultimi trenta giorni pari a 14,32 euro.
Detto ciò, ci sono almeno due elementi che potrebbero essere sfruttati da Intesa Sanpaolo a proprio favore se decidesse di passare da Mediobanca. In primo luogo l’imminente scadenza del patto di sindacato di Piazzetta Cuccia, prevista per la fine del 2017 (ma eventuali disdette devono essere comunicate tre mesi prima). In secondo luogo l’effettiva coesione tra i soci presenti nel patto di sindacato, accordo che raccoglie il 31% del capitale. Basta pensare che il primo azionista bancario, UniCredit, con l’8,56% e impegnato in una ricapitalizzazione da 13 miliardi, avrebbe ricevuto dalla Bce il suggerimento di alleggerire la partecipazione in Mediobanca. Non a caso Consob ha deciso di convocare la banca di Piazza Gae Aulenti proprio perchè, sulla scia delle voci di un possibile disimpegno dell’istituto da Mediobanca, questo andrebbe a impattare non solo sul controllo delle Generali ma anche sul prospetto informativo che UniCredit sta preparando in vista della maxi iniezione di liquidità.
C’è poi la convivenza tra Vincent Bolloré, socio con l’8%, e primo azionista privato della banca, che siede al tavolo del patto insieme alla Fininvest (1%) e Mediolanum (3,32%), con cui i rapporti dopo la battaglia su Mediaset appaiono assai critici. Infine la pattuglia di piccoli soci storici la cui riconferma è tutta da verificare. Ci sono dunque tutti gli ingredienti per mettere “in crisi” gli assetti di Mediobanca, e costruire una posizione importante nel libro soci dell’istituto e conquistare, a cascata, il ruolo di primo azionista delle Generali. Lo suggeriva ieri anche una nota di Equita: «In questo modo, Intesa Sanpaolo - oltre a controllare un business più affine - diventerebbe indirettamente il primo socio di Generali con il 13% e potrebbe coagulare una minoranza di blocco in chiave antiscalata».
Del resto i numeri in gioco sono di diversa portata se si pensa che Intesa Sanpaolo capitalizza 36,3 miliardi, Piazzetta Cuccia 7,4 miliardi e Generali 24 miliardi. Tutti ragionamenti che spiegano dunque gli improvvisi acquisti su Mediobanca.
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