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politica e mercati

Trump-Wall Street: dopo la luna di miele arriva l’ora della verità

Trump (Ap)
Trump (Ap)

Prima l’infatuazione tipica del «colpo di fulmine» e del fidanzamento, poi una pausa di riflessione in attesa del grande passo. Cosa proporrà la storia in corso fra Donald Trump e i mercati, adesso che l’insediamento alla Casa Bianca è finalmente compiuto? Le prime avvisaglie non sono state buone: come ogni matrimonio che si rispetti si è passati da litigi (anche furibondi) a improvvise riappacificazioni: benvenuti nella «fase 3» del Trump-rally, quella che secondo Mohamed El-Erian, capo economista di Allianz, segue l’euforia (andata in onda fino a metà dicembre), il successivo consolidamento (durato fino alla cerimonia di investimento) e che sarà invece caratterizzata essenzialmente da «nervosismo».

Incertezza e «spiriti animali»
Certo, non è poi così difficile prevedere una fase di volatilità quando l’incertezza sulle misure che saranno attuate dal nuovo Presidente Usa regna ancora sovrana, né in un momento in cui i mercati vengono da un periodo di relativa stabilità quasi senza precedenti (come dimostra l’indice Vix vicino ai minimi storici). Non altrettanto semplice è capire cosa potrà far colpo sugli investitori e orientare i listini, liberare cioè quegli “spiriti animali” mirabilmente descritti dall’economista John Maynard Keynes.

La fiducia di imprese e privati
Ad aiutarci a capire cosa in questo momento stia filando per il verso giusto è Joe Amato, capo degli investimenti azionari di Neuberger Berman. «Il cambiamento è nell’aria - spiega l’economista della casa d’investimenti newyorchese - e c’è uno spostamento di paradigma nell’economia statunitense che è quasi palpabile: la fiducia dei consumatori è in rialzo, quella delle piccole imprese americane è ai massimi dal 1994 e se tutto questo sarà tradotto in azione si avrà una maggiore propensione al rischio dal punto di vista economico dato che gli amministratori delegati cercano di reinvestire nelle loro aziende dopo anni in cui sono rimasti in attesa».

Tra il dire e il fare...
A scatenare però tanto ottimismo sono soprattutto i piani di investimento pubblico sulle infrastrutture e la promessa di una riforma che attutisca il peso fiscale sulle imprese, che però restano ancora nelle intenzioni di Trump. «L’attuazione delle nuove leggi fiscali, la riforma normativa e le infrastrutture richiederanno molto tempo e sforzi e si potrebbe arrivare tranquillamente al 2018», avverte Amato, che spiega essenzialmente in questo modo la crisi d’ansia da cui è stato colto il mercato nelle ultime settimane.

LE TRE FASI DEL RALLY DI TRUMP
Dow Industrials

Le incognite del protezionismo
C’è da considerare inoltre il fattore della politica ultra-protezionistica verso la quale si stiano avviando gli Stati Uniti, che poi è il vero nodo della questione secondo El-Erian. «Se da una parte - avverte l’ex capo degli investimenti di Pimco - le politiche fiscali, la deregolamentazione e il piano sulle infrastrutture sono potenzialmente in grado di rilasciare forze che corroborerebbero le valutazioni attuali sui listini e potrebbero addirittura rafforzarle quando anche il resto del mondo seguisse l’esempio, la svolta verso il protezionismo e le guerre commerciali potrebbe invece dall’altro lato guidare i mercati verso il basso».

Un percorso accidentato
Per El-Erian siamo dunque di fronte a un bivio: quello fra la reflazione, cioè l’incremento «buono» dei prezzi perché accompagnato da un’espansione della domanda, e la stagflazione, che invece è il peggior scenario che ci si possa augurare perché associa l’inflazione alla stagnazione economica. In attesa di capire quale quale sarà la direzione verso cui si viaggerà vale la pena probabilmente di ricordare le parole di Neuberger Berman: «Considerati nell’insieme, i temi che circondano l’amministrazione Trump fanno emergere possibili battute d’arresto e delusioni lungo la via ed è probabile che quest’anno il percorso sia accidentato». Prepariamoci quindi ad allacciare le cinture.

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