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Rialzo record per le scorte di greggio Usa. Ma il prezzo del barile tiene

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Rialzo record per le scorte di greggio Usa. Ma il prezzo del barile tiene

Reuters
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Il traguardo della riduzione delle scorte di petrolio resta molto lontano, almeno a giudicare dalla situazione negli Stati Uniti dove la settimana scorsa c’è stato un incremento monstre di 13,8 milioni di barili, di cui cui 10,9 mb sulla Gulf Coast: un accumulo, quest’ultimo, senza precedenti.

Nonostante tutto, il dato non sembra aver influenzato il mercato: le quotazioni del greggio, dopo due sedute in ribasso, hanno addirittura chiuso in territorio positivo, sia pure di poco (+0,1% per il Brent a 55,12 $, +0,3% per il Wti a 52,34 $).

Follie di un mercato ormai in balia degli speculatori, forse. Secondo alcuni osservatori ci sarebbe stata una ricopertura di posizioni corte, legata al presunto sollievo per statistiche meno peggio del previsto: i numeri dell’Energy Information Administration (Eia) indicano un accumulo di greggio un po’ meno ingombrante di quello di 14,3 mb comunicato poche ore prima dall’Api.

Più probabile che siano entrati in gioco fattori tecnici – un rimbalzo dal supporto della media mobile degli ultimi 50 giorni – o che la benzina abbia fatto da traino: al Nymex il prezzo si è impennato di circa il 4% e i margini di raffinazione addirittura del 20%.

Si temeva una fragilità dei consumi, invece la domanda Usa di benzine – che era scesa ai minimi dal 2014 – è tornata a correre (+7,6% a 8,94 mbg) e le scorte di questo carburante sono calate a sorpresa di 869mila barili, pur restando vicine a livelli da primato (256,2 mb). Le raffinerie del resto hanno lavorato solo all’87,7% della capacità, mentre l’import di greggio (e la produzione interna) aumentavano.

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