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Petrolio, anche i non Opec tagliano più del previsto

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Petrolio, anche i non Opec tagliano più del previsto

I tagli della produzione di petrolio stanno procedendo meglio del previsto, con buoni risultati non solo da parte dell’Opec – che finora ha dimostrato una disciplina senza precedenti – ma anche dei suoi alleati: gli undici Paesi non Opec che stanno partecipando al piano hanno già effettuato oltre il 60% della riduzione prevista, addirittura il 66% secondo alcune fonti Reuters.

Prendendo per buona quest’ultima cifra, emersa al termine della prima riunione del comitato tecnico di monitoraggio sui tagli, sarebbero già stati tolto dal mercato circa 368mila barili al giorno di greggio, su un totale promesso di 558mila bg.

Il risultato è eccezionale, considerato che la Russia ha sempre detto di poter ridurre le estrazioni solo in modo graduale: se Mosca terrà davvero fede agli impegni, l’obiettivo dei non Opec potrebbe addirittura essere superato. Secondo stime dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), la produzione russa è infatti già calata di 130mila bg, a fronte di un taglio annunciato di 300mila bg.

Il comitato tecnico – in cui siedono rappresentanti di Kuwait, Venezuela, Algeria e Arabia Saudita (in qualità di presidente Opec), affiancati da Russia e Oman per i non Opec – avrebbe anche confermato che l’Opec ha completato più del 90% del taglio annunciato, di 1,2 milioni di bg: uno dei migliori risultati nella sua storia, secondo l’Aie.

I Paesi non Opec dovranno fare di più per raggiungere lo scopo di ridurre l’eccesso di scorte petrolifere, ha esortato il ministro dell’Energia del Qatar, Mohammed Al Sada, intervenendo all’Ip Week a Londra. Il problema delle scorte – con un accumulo addirittura di 39 milioni di barili di greggio quest’anno negli Usa, a nuovi livelli record – è cruciale per l’Opec.

Sarà in base questo dato che a maggio il gruppo deciderà se prorogare di altri sei mesi l’accordo sui tagli, ha detto il segretario generale Mohammed Barkindo, che punta a un rispetto al 100% dei tetti di produzione.

Il mercato si fida fino a un certo punto. Gli hedge funds hanno un’esposizione rialzista da record sul petrolio, ma guardano con apprensione all’andamento delle scorte. In vista delle statistiche dagli Usa, attese per oggi, le quotazioni del barile hanno ripiegato di circa l’1,5%, sotto 56 $ nel caso del Brent.

Le scorte Usa saranno le ultime a calare, afferma Goldman Sachs in una nota in cui comunque ribadisce l’ottmismo per un riequilibrio del mercato nel corso dell’anno. «Nel resto del mondo ci sono già segnali che l’offerta si sta riducendo» osserva la banca, aggiungendo che la forte crescita della domanda «dovrebbe completamente neutralizzare l’aumento della produzione Usa».

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