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Il verbo di Buffett agli azionisti: non c’è una bolla in Borsa

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la lettera agli azionisti

Il verbo di Buffett agli azionisti: non c’è una bolla in Borsa

(Ap)
(Ap)

Sabato scorso, a mercati chiusi, Warren Buffett ha diffuso il suo verbo pubblicando l’annuale lettera agli azionisti di Berkshire Hathaway. Per gli appassionati del genere, da quelli che lavorano ai piani alti della finanza al semplice risparmiatore della domenica, la lettera dell’oracolo di Omaha è un must. Sorta di Vangelo dell’investitore. Da leggere e meditare. Per comprendere le ultime mosse, rubare qualche spunto qua e là e, perché no, sognare, di riuscire come lui - re Mida contemporaneo - a trasformare in oro tutto ciò che tocca.

Nell’ultima missiva, lunga una quindicina di pagine, Buffett rivela che i ricavi della sua holding sono aumentati di circa il 15% nell’ultimo trimestre 2016. Da inizio anno Berkshire ha più che raddoppiato la quota in Apple: ora Buffett ha in portafoglio ben 133 milioni di azioni della Mela, per un valore di mercato di 18 miliardi di dollari più gli spiccioli.

Gli acquisti del fondo di Buffett sul titolo della Mela, nonostante sia da mesi sui massimi e costi davvero caro (138$ per azione +2,5% ieri), continuano da mesi: nel secondo trimestre 2016 la holding aveva dichiarato alla Sec di detenere 15,2 milioni di azioni Apple. Che sono diventate 57,4 milioni al 31 dicembre 2016. Fino ai 133 milioni di oggi. Buffett tradizionalmente si tiene lontano dagli investimenti nelle società tecnologiche. Un business, ripete sempre, che non capisce. «Apple - scrive invece agli azionisti - fa dei prodotti di consumo che comprendo. Le persone sono incredibilmente attaccate a prodotti come l’iPhone. E sebbene la società non sia al riparo dai rischi provocati dall’introduzione di nuove tecnologie da parte dei concorrenti, la continuità di prodotto è enorme».

Buffett continua a preferire gli investimenti nell’azionario rispetto ai titoli di stato americani. E a proposito di Wall Street e dei suoi record, precisa che «non siamo in territorio di bolla».

Particolare curioso: il ramo energia della sua conglomerata lo scorso anno è andato molto bene: gli utili hanno raggiunto 2,2 miliardi di dollari (+7,3%). Greg Abel, 54 anni, sconosciuto manager di Berkshire che segue il settore energetico è balzato agli onori delle cronache finanziarie perché, a partire da una paga base di un milione di dollari, si è visto riconoscere un bonus premio di 15 milioni di dollari.

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