NEW YORK - Collocato a 17 dollari, Snap ha tenuto fede alle attese di entusiasmo e al suo stesso nome. Con la rapidità dello schiocco evocato dal suo marchio e simbolo in Borsa, è scattato rapidamente in rialzo. È stato scambiato al debutto odierno al Nyse a 24,6 dollari ai blocchi di partenza, in rialzo del 44% e con una capitalizzazione di mercato di oltre 33 miliardi - nettamente superiore ai 24 miliardi stimati - un’Ipo seconda solo a Alibaba nelle Ipo dal 2014 a oggi. Alla fine del primo giorno di contrattazioni a Wall Street, il titolo dell’app di messaggini che svaniscono chiude in progresso del 44% a 24,48 dollari.
Con il suo debutto-lampo Snap ha risvegliato il mercato dormiente degli Ipo a Wall Street. Al traguardo finale d'un roadshow che ha visto più entusiasmo che dubbi per lo sbarco in Borsa di un “pezzo grosso” dell'hi-tech, dopo l'anno più debole dal 2009 per i collocamenti iniziali, il protagonista dei messaggi che svaniscono in poche ore è giunto in piena corsa: il prezzo delle azioni era stato fissato ieri notte a 17 dollari, buoni per iniziare oggi gli scambi al Nyse da una valutazione già superiore al massimo ipotizzato di 22,2 miliardi. E un picco che aveva lasciato capire di poter essere facilmente valicato oggi: la domanda durante l'Ipo ha superato oltre di dieci volte l'offerta di 200 milioni di titoli, che ha raccolto 3,4 miliardi.
Se l'exploit troverà conferma, Snap, casa madre della app Snapchat, diventerà di fatto e di diritto il più grande debutto da Alibaba nell'ottobre 2014. Una riscossa attesa con trepidazione da molti fondi e investitori anche al di là del destino del suo titolo: pronti a seguirne le orme in Borsa, già quest'anno, sarebbe buona parte delle 150 start up tecnologiche valutate oltre il miliardo.
Snap più che aver convinto con il modello di business ha fatto leva sugli appetiti stimolati dalla lunga carestia. Basta considerare che due rari sbarchi azionari tech l'anno scorso, Nutanix e Twilio, hanno visto le rispettive quotazioni impennarsi e oggi, seppur decurtate rispetto ai picchi, restare più che doppie rispetto al debutto.
Le perplessità sugli orizzonti di Snap restano, evidenziate dai dati resi noti dall'azienda californiana proprio in vista del collocamento: la frenata nella crescita degli utenti, i misteri della futura monetizzazione, l'agguerrita concorrenza di app con simili premi per la privacy e infine una struttura societaria che lascia un insolito grado di controllo ai fondatori. I co-fondatori, il 26enne Ceo Evan Spiegel e il 27enne chief technology officer Bobby Murphy, controlleranno quasi il 90% dei diritti di voto e hanno collocato solo azioni senza alcun potere. E va ricordato che anche Twitter nel giorno del suo debutto nel novembre 2013 aveva fatto segnare un rialzo eccezionale dell’85% a 48 dollari per azione e si era issato fino alla soglia dei 70 dollari salvo poi precipitare agli attuali 15,80 dollari. Esattamente opposto ilcammino di Facebbok, che dopo un avvio pessimo (-31% il primo anno) ha preso il volo e ora è scambiata a valori superiori del 260% al prezzo dell’Ipo.
A rassicurare contribuiscono tuttavia altri aspetti: una fetta consistente dei titoli - un quarto - è stata venduta a soci già impegnati in Snap, con una clausola di lockup, il divieto a cedere le azioni, di un intero anno. Una premura che dovrebbe evitare quantomeno troppe speculazioni sul nuovo titolo e miraggi di facili guadagni.
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