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Dai banchi del liceo a Wall Street: così è nato il fenomeno Snapchat

Evan Spiegel e Bobby Murphy   fondatori di Snapchat (Afp)
Evan Spiegel e Bobby Murphy fondatori di Snapchat (Afp)

È il giorno del debutto in borsa per Snap, società proprietaria di Snapchat. Esordio da record, secondo gli analisti: una valutazione da 25 miliardi di dollari che – se confermata – ne farà il più grande debutto dall'ottobre 2014, quando toccò al colosso cinese dell'eCommerce Alibaba. E dire che questa storia era iniziata male. Anzi, malissimo. I due fondatori, Evan Spiegel e Bobby Murphy, dopo qualche mese dal lancio avevano deciso di mollare la presa. L'idea non funzionava, sembrava la fine. E invece era solo l'inizio di questa favola che ha sede, ancora una volta, a San Francisco.

Come è nato Snapchat
Tutto è cominciato in un appartamento universitario di Stanford, dove studiano sia Spiegel che Murphy. Entrambi hanno un chiodo fisso: creare un nuovo social network. Ma i primi tentativi sono un disastro. Poche idee e mal strutturate. Si narra, però, che una sera Reggie Brown, collega dei due, li invita a casa. È disperato. Ha inviato una foto a un'amica ma se ne è pentito amaramente. Spiegel la butta lì: «serve un'app che manda foto che poi scompaiono». È il concepimento intellettuale di Snapchat. Una camera company, più che un social network, dato che il funzionamento è strettamente legato all'immagine (c'è anche una sezione chat). I post sono foto o video, e possono durare per sempre o per poche ore. Corredate da una galleria infinita di effetti speciali, le immagini possono essere mandate privatamente ad altri utenti, oppure postate per tutti.

I venture capitalist californiani non ci credono
Spiegel e Murphy si dannano, ma la prima app (diffusa su iOS nel 2011) fa poche centinaia di download. Si chiama Picaboo, ma dopo una controversia legale (nella società era presente anche Brown, poi estromesso), il nome diventa Snapchat. Le cose non funzionano comunque. Evan torna a Stanford, dove ha ancora una laurea d conseguire. Il successo, però, è dietro l'angolo. Ed è frutto di una casualità. Snapchat esplode fra gli studenti che lo utilizzano per passarsi i compiti in classe. In pochi mesi è il boom e arrivano i primi finanziamenti.

Il no a Zuckerberg
Una mattina del novembre 2013 il telefono di Spiegel squilla. Dall'altra parte c'è Mark Zuckerberg. Il CEO di Facebook è pronto a sborsare 10 miliardi di dollari per portarsi a casa Snapchat. Ma Spiegel resiste. E resisterà anche nei mesi successivi, tanto da costringere Zuckerberg – folgorato da questo social – a copiare alcune funzionalità di Snapchat per implementarle prima su Instagram e poi su Facebook.

Utenti e fatturato
Oggi Snapchat conta 158 milioni di utenti attivi ogni giorno. Ma è la crescita esponenziale registrata mese su mese a metter paura ai competitor. Una crescita che riguarda anche i ricavi (provenienti per 98% arrivano dalla pubblicità), che sono cresciuti del 600% nell'ultimo anno, passando da 59 milioni di dollari nel 2015 a 404,5 milioni a fine 2016. Di contro, però, le perdite sono massicce e polverizzano gli utili: il bilancio 2016 è stato chiuso con un segno meno da 515 milioni (in crescita del 38% rispetto ai 373 milioni del 2015). Ma funziona così, quando una startup diventa un colosso.

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