Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, è riuscito a centrare l'obiettivo che insegue da tempo: quello di creare un campione europeo della cantieristica navale (con 5,5 miliardi di fatturato e oltre 26mila dipendenti), in grado di competere con i grandi del settore nel mondo, in primis sudocoreani e cinesi.
Dopo tre mesi di difficili trattative, il gruppo pubblico italiano ha infatto ottenuto il disco verde del Governo francese per acquisire di fatto Stx e quindi i cantieri di Saint-Nazaire. Sia pure attraverso un “escamotage” finanziario.
L'intesa sulla quale Parigi ha dato il suo «via libera di principio» – quello definitivo dovrebbe arrivare a fine luglio, dopo l'espletamento delle procedure di consultazione sindacale – prevede che Fincantieri diventi «azionista di riferimento ma minoritario» di Stx, con una partecipazione del 48 per cento. Lo Stato conserverà la sua quota di blocco del 33,3% acquisita nel 2008 (al momento del passaggio di Stx dal gruppo norvegese Aker Yards, che l’aveva rilevata nel 2006, ai coreani).
Il gruppo pubblico francese di cantieristica militare Dcns (Direction constructions navales et systèmes, detenuto al 62% dallo Stato e al 35% da Thales) entrerà con il 12%, «in modo da garantire che vengano preservati gli interessi militari della Francia». La quota rimanente sarà in mano alla Fondazione CR di Trieste. In modo da assicurare che la maggioranza sia italiana (per rispetto del fatto che Fincantieri ha rilevato, presso il Tribunale di Seul, il 66,7% di Stx France), ma grazie alla presenza di un «investitore privato e indipendente di lungo termine» e non sia quindi appannaggio della società pubblica guidata da Bono. Un assetto azionario che dovrà rimanere invariato per otto anni.
Lo Stato conserverà infine, per vent'anni, un diritto di veto. E pure di vent'anni sarà quindi la durata del patto tra gli azionisti, anche se con un “tagliando” dopo 12 anni.
«La nostra posizione – ha commentato il segretario di Stato francese all'Industria, Christophe Sirigue, nel presentare l'intesa – non è mai cambiata. Non abbiamo mai pensato che l'eventuale nazionalizzazione, sia pure temporanea, potesse essere un obiettivo, tanto più che lo Stato non ha certo vocazione a gestire un'attività di cantieristica navale, ma uno strumento, un mezzo da utilizzare in fase negoziale. Abbiamo sempre creduto che il partner giusto fosse un industriale europeo, al quale sono state poste le nostre condizioni, anch'esse mai mutate: un rafforzamento del business core dei cantieri di Saint-Nazaire e cioè le navi da crociera; la prosecuzione della diversificazione nelle energie marine; impegni precisi sulla perennità del sito, sulle sue attività, sugli investimenti, sul mantenimento e lo sviluppo dell'occupazione; garanzie sulla salvaguardia dell'indotto e dell'attività di engeenering; infine sull'autonomia di Stx France nel partecipare alle gare. Questo abbiamo chiesto e questo abbiamo ottenuto, con un progetto industriale ambizioso che condividiamo».
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