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Ecco cosa dice la delibera Agcom che blocca Vivendi su Mediaset

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Ecco cosa dice la delibera Agcom che blocca Vivendi su Mediaset

Non conta l’abuso di posizione dominante, ma la posizione dominante in sé. Con questo criterio l’Agcom ha applicato per la prima volta il Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici (il Tusmar, che ha recepito la legge Gasparri) per vietare a Vivendi di restare contemporaneamente in Telecom (dove è il primo azionista col 23,9% del capitale) e in Mediaset (dove è il secondo, dietro a Fininvest, con il 28,8%). «Il legislatore – si legge nella delibera, un documento di 46 pagine – ha inteso evitare che un’impresa che già detiene una posizione di forza nel settore delle comunicazioni elettroniche possa raggiungere una rilevante dimensione economica nel sistema integrato delle comunicazioni (Sic), beneficiando in tal modo di un particolare vantaggio competitivo e determinando, attraverso processi di concentrazione nell'accesso alle risorse tecniche ed economiche, effetti distorsivi per il pluralismo nel medesimo sistema e nei singoli mercati che lo compongono».

Il divieto contemplato nell’articolo 43, comma 11, del Tusmar vale per le commistioni tra media (con una quota dei ricavi superiore al 10% del Sic) e tlc (quota nel settore superiore al 40%): a Mediaset è attribuita una quota del 13,3%, a Telecom addirittura del 55,9%. Per l'Agcom basta il collegamento societario per cadere in divieto, e Vivendi, quale «secondo azionista di riferimento» di Mediaset, nota il dispositivo dell'Authority, è già «potenzialmente in grado di nominare un certo numero di propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, di esprimere la nomina del presidente del collegio sindacale nonché di esercitare un'eventuale minoranza di blocco ai fini delle deliberazioni dell'assemblea straordinaria».

Dunque, 12 mesi di tempo a Vivendi per «rimuovere la posizione vietata» (non si dice espressamente su quale quota intervenire) e 60 giorni di tempo per spiegare come. Vivendi, che ora ha 60 giorni di tempo per ricorrere al Tar, ha già fatto sapere che si riserva di farlo e di appellarsi, nel caso, anche alla Ue perché le disposizioni di legge, così applicate, violerebbero il principio della libera circolazione dei capitali. Soddisfatta invece Mediaset che aveva presentato all’Agcom un esposto prima di Natale e che ora può recuperare libertà di manovra per difendersi da una scalata lasciata a metà.

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