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Banche venete, vertice con Padoan per scongiurare il rischio bail-in

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Banche venete, vertice con Padoan per scongiurare il rischio bail-in

Tra la Commissione europea e l’Italia le posizioni restano lontane sul salvataggio di Popolare di Vicenzae Veneto Banca. Come sarebbe emerso ieri dall’incontro allargato che si è tenuto nel pomeriggio negli uffici della Dg Comp, Bruxelles è irremovibile nella richiesta di un miliardo di capitali privati in più nell’ambito dell’operazione da 6,4 miliardi; la questione è tecnica, ma nei fatti sposta la vicenda su un piano politico: privati disposti a investire (cioè a perdere in buona parte) altri soldi in due istituti sulla via della nazionalizzazione non se ne vedono, dunque toccherà al Governo decidere se alzare i toni del confronto o optare per la resa, cioè la risoluzione - con potenziale bail in - di almeno una delle due ex popolari.

Non a caso, questa mattina i vertici delle due banche saranno al ministero dell’Economia per fare il punto con il ministro Pier Carlo Padoan della situazione che si rivela sempre più complicata rispetto a quella di Siena dove i tasselli sembrano ormai in via di definizione. Dal Tesoro nessun commento, ma l’obiettivo rimane quello di portare entrambe le banche, unite nel progetto di fusione, sulla barca della ricapitalizzazione precauzionale finanziata dal fondo da 20 miliardi in rampa di lancio ormai da mesi. Sul piano politico, Siena e le due Venete viaggiano sullo stesso binario, tanto più che un bail in, anche se di una banca più piccola rispetto al colosso senese, sarebbe deflagrante nella lunga o breve vigilia elettorale. Tutte le ipotesi, però, rimangono in campo, perché a ostacolare l’arrivo al traguardo dell’operazione veneta ci sono le “perdite prevedibili” che in base alla Brrd non sono finanziabili con soldi dei contribuenti. E di “perdite prevedibili”, con la cessione degli Npl di Vicenza e Montebelluna, ce ne sono parecchie.

L’incontro di ieri
Che la giornata di ieri, con l’incontro a Bruxelles tra la Dg Comp, i due ad, rappresentanti del Tesoro e di Banca d’Italia non si preannunciasse una passeggiata si era avuta una prima conferma in mattinata, quando il ceo di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola si era limitato a rispondere con uno stentato «non lo so» ai cronisti che gli chiedevano se fosse ottimista. La riunione si è chiusa intorno alle 18, e tutti sono usciti con le bocche cucite: nessuna dichiarazione e telefoni che squillavano a vuoto, ma secondo quanto si è appreso da due fonti vicine alla trattativa si sarebbe materializzata una sorta di fumata nera. Con i tecnici della Dg Comp a ribadire la richiesta di un miliardo in più a carico dei privati (e uno in meno dello Stato) per compensare le maggiori perdite sui crediti in sofferenza - che per legge non possono essere coperte con risorse pubbliche. Sulla richiesta, anticipata venerdì scorso da Il Sole, i funzionari dell’Antitrust guidati dall’olandese Gert-Jan Koopman, vice direttore con responsabilità sugli aiuti di Stato, al momento non parrebbero disponibili a un passo indietro.

L’impalcatura del piano
Ma si tratta di un tassello chiave per la sostenibilità del piano di salvataggio costruito dai due istituti insieme al socio Atlante e al Tesoro: le banche sarebbero pronte alla fusione, a una sensibile riduzione dei costi e alla dismissione di almeno i 10,25 miliardi di sofferenze nette al 31 dicembre attraverso una cartolarizzazione ad opera di due veicoli già costituiti ad hoc che già hanno ricevuto gli Npl in questione a un valore di poco superiore al 20%. Ma dal punto di vista del capitale l’operazione si regge sul ricorso al patrimonio netto (4 miliardi scarsi) per la copertura delle perdite sui crediti, all’utilizzo come nuovo capitale dei 938 versati da Atlante a dicembre, ai 700 milioni ricavabili dalla conversione dei bond e all’iniezione di 4,7 miliardi da parte dello Stato.

I privati e il rischio bail-in
Difficile, se non impossibile, immaginare un’architettura diversa, come ha ribadito ieri il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: «I privati hanno già perso o stanno perdendo soldi. A questo punto va garantita la possibilità di mettere in sicurezza queste banche attraverso l'intervento pubblico che ormai è in costruzione da dicembre dell'anno scorso. Credo sia il caso di accelerare e di farsi rispettare anche in ambito europeo». Anche perché, a fronte di un irrigidimento di Bruxelles non ci sarebbe alternativa alla risoluzione.

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