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Borse: qualcuno sta manipolando «l’indice della paura»?

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Borse: qualcuno sta manipolando «l’indice della paura»?

credit Foto : https://trading-blog.assistenzabrokers.it/indice-vix/
credit Foto : https://trading-blog.assistenzabrokers.it/indice-vix/

E' freschissimo di stampa (porta la data del 23 maggio 2017), ma sta già facendo molto discutere. E' il documentato studio di due docenti di finanza dell’università del Texas, John Griffin e Amin Shams, il cui titolo è tutto un programma: Manipulation in the Vix?.

Il Vix in questione, più celebre come “indice della paura”, è quello che misura la volatilità implicita di Wall Street attraverso le opzioni sul paniere S&P500. Se il Vix ha un valore alto, i mercati sono nervosi e probabilmente in fase correttiva; al contrario, quando il Vix è stabile su livelli bassi (come nelle scorse settimane) non si intravedono tensioni e le Borse salgono placide e tranquille.

L’indice Vix è quindi considerato un termometro molto importante degli umori di mercato dagli investitori di tutto il mondo, sia umani che algoritmici. Ora però i due studiosi statunitensi avanzano il dubbio che sia manipolato. Come è possibile?

La fase cruciale su cui si concentra l’attenzione di Griffin e Shams è quella di chiusura, nella quale viene calcolato il valore finale del Vix giornaliero, che è legato all’asta di chiusura delle opzioni sull’indice S&P500 (la cui volatilità implicita determina appunto le oscillazioni dell’“indice della paura”).

In quel momento i volumi delle opzioni scambiate schizzano in alto, ma stranamente solo per quelle del tipo out-of-the-money che vengono utilizzate nel calcolo del Vix. Questo trambusto sulle opzioni magicamente scompare dopo pochi minuti, quando il valore finale dell’“indice della paura” è stato ufficialmente calcolato.

Il boom di volatilità sulle opzioni porta a uno scostamento medio del Vix di 0,31 punti, a volte in alto e talvolta in basso. Cercando spiegazioni logiche al fenomeno, Griffin e Shams hanno pensato alle classiche frenetiche ricoperture di fine seduta, quando si chiudono le posizioni. Peccato che, secondo l’analisi dei due studiosi, la turbolenta compravendita finale di opzioni non serva a chiudere posizioni esistenti ma ad aggiungerne di nuove.

Ma se davvero c’è qualcuno che sta manipolando l’“indice della paura”, perché non agisce direttamente sui derivati? Per quale motivo non cerca di “muovere” il future sul Vix, anziché andare a manovrare in un giro contorto le opzioni sull’S&P500? Semplice: sarebbe estremamente costoso perché quelli dei future sono mercati molto liquidi.

Manipolare le opzioni sull’indice S&P500, in particolare quelle out-of-the-money che sono particolarmente illiquide, rappresenta al contrario un giro tortuoso ma molto economico. Grandi speculatori posizionati sui future sul Vix, suggeriscono Griffin e Shams, possono guadagnare un sacco di soldi manipolando il sottostante (l’indice Vix) attraverso gli strumenti che servono a calcolarlo: appunto le opzioni sullo S&P500, scegliendo quelle meno liquide e quindi più facilmente manovrabili.

In altre parole, secondo lo studio non è escluso che qualcuno investa un po’ di soldi per “muovere” le opzioni, in modo da muovere il Vix e lucrare denaro dai successivi spostamenti dei future sull’“indice della paura”, sensibili a ogni minima oscillazione del sottostante. E la memoria corre allo scandalo del tasso Libor, manipolato dalle grandi banche tra il 2005 e il 2009: se esistesse davvero, lo scandalo del Vix non sarebbe da meno.

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