Si apre la prima, parziale breccia nel muro che Volkswagen ha opposto in Europa sui risarcimenti per il dieselgate: ieri il Tribunale di Venezia ha dichiarato ammissibile la class action promossa dall’associazione di consumatori Altroconsumo. Questo non vuol dire che il gruppo tedesco dovrà risarcire tutti i clienti che hanno acquistato vetture con i motori EA189 (quelli coinvolti nello scandalo emissioni): questo lo deciderà il giudizio di merito, la cui prima udienza è stata fissata per il 6 dicembre di quest’anno. Ma il fatto che i giudici italiani abbiano dichiarato ammissibile la class action potrebbe creare un clima favorevole per le altre azioni iniziate da altre associazioni di consumatori in Belgio, Spagna e Portogallo.
Finora Volkswagen, che non ha commentato la decisione del Tribunale e teoricamente potrebbe presentare reclamo, aveva risposto negativamente ad ogni richiesta di risarcire i propri clienti europei. Richieste erano arrivate sia dal Beuc (l’organismo europeo delle associazioni dei consumatori) sia dalla Commissione Ue. La posizione del costruttore è motivata da questioni legali (che infatti si ritrovano nella difesa del gruppo tedesco davanti al Tribunale di Venezia): rispetto a quelle degli Usa (dove invece il gruppo ha accettato di erogare risarcimenti), le norme europee sono da un lato più vaghe sul concetto di defeat device (i software installati per frodare nei test di omologazione), dall’altro meno protettive per i consumatori. Ma, dati gli elevati volumi di vendite in Europa, dietro questo atteggiamento ci sono anche calcoli d’impatto sui bilanci.
Il decreto del Tribunale di Venezia (il n. 12489/2017) conferma l’ampiezza della platea dei clienti potenzialmente da risarcire, perché estende l’azione a tutti i marchi del gruppo Volkswagen, «essendo VW AG la società che progetta e produce i motori EA189 montati anche dalle vetture Audi, Seat e Skoda». Anche questo particolare potrebbe influenzare le decisioni dei giudici in Belgio, Portogallo e Spagna, Paesi dove peraltro le norme sull’ammissibilità delle class action sono complessivamente meno restrittive che in Italia.
Il Tribunale, basandosi anche sul provvedimento Antitrust del 4 agosto 2016, ha riconosciuto che non è manifestamente infondata la tesi di Altroconsumo, che configura pratiche commerciali scorrette e ingannevoli alla luce della pubblicità Volkswagen che, negli anni in cui le auto coinvolte nello scandalo venivano vendute, ne sottolineava le caratteristiche ecologiche.
Ora Altroconsumo dovrà - dal 1° luglio al 1° ottobre - raccogliere le adesioni dei clienti alla class action. Potrà partecipare chi ha acquistato l’auto dal 15 agosto 2009 al 26 settembre 2015. Uno degli elementi che rendono difficile la raccolta è il fatto che finora Volkswagen non ha ancora richiamato tutte le auto coinvolte, quindi ci sono clienti che non sanno ancora di poter aderire.
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