Bernard De Longevialle, managing director financial institutions di Europa e Medioriente di S&P ieri ha assicurato che non c’è alcun rischio di contagio per il sistema bancario spagnolo dalla crisi del Banco Popular, a maggior ragione nel caso in cui il Santander rilevasse l’istituto di credito spagnolo. Tutto bene? Mica tanto. Anzitutto perché la tempesta che si è abbattuta sull’istituto iberico, con i suoi 35 miliardi di Npl, non accenna a ridursi, visto che ieri il titolo è crollato di un altro 6,2% e oggi ha aperto ancora in pesante ribasso prima dell’annuncio dell’acquisizione da parte del Santander; e poi perché la crisi dell’istituto che in Borsa ha perso metà del suo valore in cinque sedute è solo uno dei tanti focolai di crisi, vecchi e nuovi, che agitano la periferia d’Europa. E impongono il tema delle crisi bancarie - con annesse, improcrastinabili soluzioni -tra le urgenze dell’agenda politica comunitaria.
L’Italia, con i tre dossier del Monte dei Paschi (in via di soluzione), di Popolare Vicenza e Veneto Banca (in alto mare), ha dato il suo contributo, ma non è la sola: in Portogallo proprio in questi giorni sembra riaprirsi la lunga e tormentata vicenda del Novo Banco, la good bank nata dal tracollo del Banco Espirito Santo. E in Grecia, nonostante i nuovi accordi con i creditori e la proattività del settore, le banche sono ancora oberate da una mole di crediti deteriorati che non ha eguali in tutto il Vecchio continente.
Il focolaio di Atene si è riacceso nei fatti proprio ieri, quando la Banca centrale greca ha fornito i dati relativi al primo trimestre sullo smaltimento degli Npl ad opera degli istituti del Paese. «Si sono superati i target previsti», ha fatto notare la Vigilanza ellenica, e in effetti tra gennaio e marzo lo stock è stato limato a 103,9 miliardi lordi, meglio dei 105,2 miliardi a cui puntavano le prime nove banche del Paese. Gli sforzi, però, non cancellano un’amara realtà: oggi i crediti deteriorati (sofferenze e unlikely to pay) sono pari al 50,6% del totale. In pratica, su due euro prestati poco più di uno probabilmente non tornerà indietro; i dati ufficializzati ieri dalla Banca centrale di Atene sono assai lontani dalla media europea (Npe ratio del 4,4% a fine dicembre, secondo dati Eba) e anche da quella degli ultimi della classe, compresa l’Italia che vede una quota di deteriorati lordi al 12,6% del totale. Salvate dal default, le grandi banche elleniche -Piraeus, Eurobank, National e Alpha - sono lontane dal ritorno a una vita normale: la Grecia si è impegnata a portare l’Npe ratio al 34% entro la fine del 2019, e il traguardo costerà decine di miliardi di svalutazioni.
Anche il Portogallo ha il suo incubo. È il Novo Banco, nato - al prezzo di 4,9 miliardi, tra aiuti pubblici e perdite private - dalle ceneri del Banco Espirito Santo ma tuttora in cerca di un assetto definitivo. L’accordo annunciato il 31 marzo dalla Banca centrale di Lisbona prevede che il 75% del banca vada al fondo americano Lone Star, che si è impegnato a ricapitalizzarla per un miliardo; il restante 25% rimarrà nelle mani del Fondo di risoluzione. Una cessione condizionata però alla conversione di 500 milioni di bond senior in junior: la conversione è volontaria, e se non si trovano abbastanza investitori di buona volontà, come si teme, l’operazione può saltare. E a complicare ulteriormente la vicenda ci sarebbe una lettera firmata da alcuni grandi investitori istizionali, compresa Pimco, in cui contestano alla Banca centrale portoghese lo schema adottato - in particolare la presunta maggior tutela riservata agli azionisti rispetto agli obbligazionisti - e si offrono per acquisire direttamente la banca. Un dato è certo: l’accordo annunciato il 31 marzo, che doveva essere una “liberazione” per Lisbona, rischia di essere l’ennesima tappa interlocutoria di una vicenda che ormai si protrae dal 2014.
Ad accomunare i diversi focolai di crisi, le tante incertezze e lo scarso appeal che incombono sul credito dell’europeriferia, scambiato a multipli da saldo. Per avere un’ulteriore conferma del polso dei mercati, ci sarà poco da pazientare: basterà vedere la razione di oggi della Borsa di Madrid al presunto interesse del Santander sul Banco Popular.
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