Per il salvataggio delle due banche venete e per evitare una risoluzione che peserebbe sul sistema italiano per 11 miliardi, questo l'ammontare della “massa protetta” dei depositi dei due istituti assicurata dal Fondo interbancario di tutela, le maggiori banche italiane, più che il sistema nel suo complesso, si stanno facendo parte attiva per trovare una soluzione. Lo ha chiarito il direttore generale di UniCredit Franco Papa. «Si sta lavorando per trovare una soluzione, qualunque essa sia», ha precisato.
Manca il «cavaliere bianco»
Tra le varie opzioni allo studio la più difficile al momento appare quella della soluzione spagnola, con la risoluzione del Banco Popular e l'intervento del Santander che ha però azzerato azionisti e bondholder subordinati della sesta banca spagnola. Il reperimento di un “cavaliere bianco” sia per la Popolare di Vicenza che per Veneto Banca appare improbabile anche considerando le taglie robuste dei due big nazionali: Intesa Sanpaolo e UniCredit.
La soluzione preferita
Se la soluzione della ricapitalizzazione precauzionale come indicato stamani da Il Sole 24 Ore resta la preferita anche dal Governo oltre che quella più percorribile, vanno trovate le risorse private, oltre un miliardo, chieste dalla Dg Comp per autorizzare l'intervento pubblico. E serve anche un veicolo per farlo. Quest'ultimo potrebbe essere l'attuale Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi che andrebbe tuttavia ricapitalizzato visto che le risorse residue, non sufficienti per le due venete, sono impegnate per agevolare la cessione delle tre piccole casse del Centro Italia (CariCesena, Cassa SanMiniato e Cassa Rimini) a Credit Agricole Cariparma. Gli organi dello Schema Volontario al momento non risultano convocati.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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