Non c’è solo Intesa Sanpaolo a valutare, nel rispetto di tutte le condizioni poste a livello di capitale presente e redditività futura, l’acquisto a prezzo simbolico di uno o più asset facenti capo a Popolare Vicenza e Veneto Banca. Al tavolo, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, ci sarebbe almeno anche il gruppo Iccrea, al centro di una fase di start-up post riforma che potrebbe conciliarsi con l’immediato irrobustimento in un’area, il Nord Est, in cui l’adesione da parte delle Bcc è stata massiccia. Accanto a loro, l’info memo predisposto da Rothschild sarebbe stato inviato anche a UniCredit e alle banche estere presenti in Italia, tra le quali c’è Bnl Bnp Paribas che potrebbe dedicarvi qualche attenzione.
Lo schema del Mef
Il Tesoro vuole fare in fretta, le banche invitate al tavolo vogliono chiarezza. Secondo quanto si apprende da più fonti vicine al dossier, lo schema predisposto dal Mef con il pieno sostegno di Banca d’Italia prevederebbe più passaggi, nell’ambito di quella che gli addetti ai lavori considererebbero una sorta di liquidazione ordinata: si partirebbe dallo scorporo degli Npl (sofferenze e unlikely to pay), destinati a finire in una bad company ricapitalizzata per alcuni miliardi dallo Stato; un’operazione onerosa, con la copertura garantita dai 20 miliardi del decreto salva risparmio (poi convertito) di dicembre, che però consentirebbe di mettere sul mercato tutto quel che resta di buono delle due ex popolari: le filiali, con tanto di clietela depositi e crediti performing, i centri corporate, le attività di asset management, il portafoglio di Titoli di Stato. Una procedura di vendita a prezzi da saldo gestita da Rothschild su mandato del Tesoro che dovrebbe concludersi al più tardi entro la fine della settimana: non a caso l’advisor ha chiesto a tutti i soggetti contattati di segnalare il proprio eventuale interessamento nello spazio di pochi giorni.
Intesa studia il dossier
Intesa Sanpaolo, come si diceva, sta studiando il dossier: oggi a Ca’ de Sass è in programma un meeting allargato a consiglieri e top management dedicato agli scenari macro e al nuovo piano industriale; dato il contesto informale non si può deliberare, ma non è escluso che si faccia cenno alla vicenda. E al lavoro c’è anche il vertice di Iccrea. Per entrambi l’iniziativa è subordinata alla garanzia che in vendita finiscano solo asset completamente ripuliti da perdite future (svalutazioni o contenzioso) e per di più ininfluenti dal punto di vista del capitale. Una quadratura, tecnica e contabile, tutt’altro che facile da trovare: da qui l’incertezza che ancora circonda la trattativa.
L’ostacolo da superare
D’altronde la richiesta arrivata nelle settimane scorse da Francoforte e Bruxelles di un intervento privato da 1,25 miliardi per accompagnare l’aiuto pubblico sembra un ostacolo troppo grosso per il salvataggio delle due banche. Sul piano ufficiale la trattativa è ancora aperta, e ancora ieri Margaritis Schinas, portavoce del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, ha detto che «Commissione, Bce e autorità italiane lavorano fianco a fianco per raggiungere una soluzione sostenibile con le regole Ue». Tutto sta a capire quale sia la via d’uscita in grado di andare d’accordo con la Brrd, che esclude a priori interventi unilaterali dello Stato, e con la disponibilità delle altre banche: i principi cardine su cui finora si è mossa la linea del governo escludono la risoluzione, prevedono la tutela per i depositanti e i titolari di bond senior e un sostegno da parte dello Stato.
Inoltre nei prossimi giorni dovrà cominciare il proprio iter parlamentare il decreto-lampo approvato venerdì per bloccare il rimborso in scadenza mercoledì del bond junior di Veneto Banca, e nel corso dell’esame il provvedimento potrebbe trasformarsi in un nuovo decreto banche: in cui inserire, per esempio, un nuovo rifinanziamento del fondo esuberi, per provare prima di tutto a gestire le uscite aggiuntive che sarebbero prodotte dalla mancata ricapitalizzazione precauzionale di Vicenza e Montebelluna.
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