Volti scuri, bocche serrate. Così i dipendenti della sede centrale della Banca Popolare di Vicenza affrontano un lunedì che non è come tutti i lunedì. Il 26 giugno 2017 è una giornata che resterà nella storia di Bpvi dopo il passaggio a Intesa Sanpaolo insieme a Veneto Banca. Si chiude un'epoca e se ne apre un'altra, carica di incognite. Tutto sembra uguale, ma nulla sarà più uguale. E lo si percepisce con chiarezza nell'enorme palazzo di via Battaglione Framarin 18, dove la consegna sembra quella del silenzio. L'atmosfera è silenziosa, ma dice più di tante parole: dice della fine ingloriosa di una storia ultracentenaria, della dissoluzione sotto i debiti di una parte fondamentale della tradizione bancaria del «Veneto bianco», dello spegnersi di uno degli ex motori propulsori del mito del Nord Est e della «locomotiva veneta». Tutto questo ormai è alle spalle e a Vicenza è palpabile fra i dipendenti lo choc e il timore per il proprio futuro e per quello della sorella trevigiana Veneto Banca. Nel quartier generale di Bpvi, anzi della «Nuova Popolare di Vicenza», ci si prepara al passaggio delle consegne ai nuovi commissari liquidatori .
A Montebelluna correntista minaccia il suicidio
Nell'attesa è quasi impossibile strappare una battuta ai dipendenti, che passano davanti ai giornalisti in fretta e senza fiatare, tranne che per un laconico «no comment». «Speriamo di mantenere almeno il posto», mormora a mezza bocca qualcuno più disponibile. E dopo il via libera di ieri del Governo alla liquidazione delle ex Popolari venete, ora le attese dei lavoratori si concentrano con apprensione sulle prossime mosse del nuovo proprietario, Intesa Sanpaolo. E la tensione si trasforma in allarme nella cittadina veneta di Montebelluna. Un uomo, secondo quanto appreso da organi di stampa, un azionista e correntista, si è barricato nella sede di Veneto Banca pretendendo di parlare con il direttore, con cui ha avuto un violento alterco, minacciando poi di suicidarsi. L'uomo è stato poi soccorso e portato in ospedale. Già nel giugno 2015 un altro risparmiatore era entrato nella sede centrale dell'istituto.
Il salvataggio prevede la chiusura di 600 filiali
L'ipotesiè di chiudere 600 sportelli sui 982 delle due ex Popolari (502 di Bpvi e 480 di VB), mentre Intesa Sanpaolo ne ha 800 già operativi in Veneto. Il gruppo Intesa, di fatto, ricomincia dal Veneto perchè la prima grande acquisizione del Nuovo Banco Ambrosiano guidato da Giovanni Bazoli fu quella realizzata nel 1989 con la fusione della Banca Cattolica del Veneto, con la nascita del Banco Ambroveneto. Il taglio delle filiali (concentrato soprattutto a Vicenza, Verona, Padova, Treviso e Venezia) porterà a circa 3.900 gli esuberi sugli oltre 100mila dipendenti, di cui 5.366 quelli di Bpvi e 5.944 quelli in carico a Veneto Banca. Intesa Sanpaolo ha già annunciato che si tratta di uscite volontarie. Intanto la stampa locale registra gli interventi delle associazioni dei risparmiatori. Secondo il Mattino di Padova, il «Coordinamento Associazioni banche popolari don Enrico Torta» sta organizzando una grande assemblea a Vicenza, venerdì sera in Piazza dei Signori. Il presidente dell'Associazione, Andrea Arman, parla di «colpo di Stato» e chiede l'intervento del presidente della Repubblica. Invece l'«Associazione Ezzelino da Onara» ha inviato 579 mail ad altrettanti sindaci veneti, sollecitandoli a farsi sentire. Invito raccolto dai primi cittadini delle due città sede di Bpvi e Veneto Banca. Come spiega il Corriere Veneto, da Vicenza Achille Variati, primo cittadino del Pd, ha chiamato il premier Paolo Gentiloni per ribadirgli l'importanza «di salvaguardare questo tessuto economico. Ho messo in guardia il premier dal rischio che Intesa si limiti ad assorbire Bpvi, dimenticando che questo istituto era nato verso un tessuto economico di piccole imprese, artigiani e commercianti. Sarebbe un disastro - ha detto ancora Variati - se venissero lasciati a loro stessi».
Invece il sindaco leghista di Montebelluna, Marzio Favero, ammonisce a non fare l'errore di «pensare a Veneto Banca come a una banca non di sistema. Se si ferma la locomotiva veneta si ferma l'Italia e se si ferma l'Italia si ferma l'Europa. Questo territorio ha dato così tanto all'Italia - sostiene Variati - che è giusto che il Governo aiuti questi due istituti».
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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