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Vedi altro«Nessun regalo a Intesa Sanpaolo, piuttosto abbiamo evitato un pericolo effetto domino». Così ha commentato stamattina Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, il contratto di acquisto delle due ex popolari venete siglato ieri sera dalla banca. La Borsa, dove Intesa Sanpaolo oggi ha guadagnato oltre il 3,52%, valuta positivamente l’accordo, evidentemente ritenendo favorevoli le condizioni a cui il gruppo guidato da Carlo Messina ha ricevuto in dote gli asset “buoni” di Popolare Vicenza e Veneto banca: chi dice che con l’operazione ci viene fatto un regalo «non ha compreso il meccanismo», ha detto Gros-Pietro. «Intesa Sanpaolo prende a suo carico una quantità di debiti e prende a proprio vantaggio la parte sana degli attivi che non è assolutamente sufficiente a pareggiare i passivi: questo è il motivo per cui occorre l'intervento dello Stato», ha continuato, sottolineando che «non è un vantaggio, ma è solo il pareggio degli oneri e questo è dimostrato dal fatto che la Dg Comp (direzione generale europea sulla competizione) dice che non c’è distorsione della concorrenza». «Interveniamo per tutelare il risparmio, l'occupazione e le imprese», ha poi ribadito in serata l’ad di Intesa, Carlo Messina, precisando che non ci saranno licenziamenti di dipendenti, ma solo «uscite volontarie».
L’effetto domino
Gros-Pietro, che stamattina è intervenuto all’assemblea dell’Unione industriale di Torino, ha poi aggiunto che «era una operazione necessaria, perché a questo punto l’unica alternativa sarebbe stata la risoluzione». La risoluzione, ha spiegato il banchiere, «comporta l’immediato intervento del fondo di risoluzione interbancario per un ammontare stimato in 12-13 miliardi di euro» e tale intervento, ha continuato, «avviene attraverso una immediata messa in carico pro quota di tutte le banche e quindi una decurtazione automatica del loro patrimonio di sorveglianza». Una soluzione di questo tipo, «avrebbe probabilmente messo in difficoltà un certo numero di banche che non avrebbero un patrimonio sufficiente», ha sottolineato Gros-Pietro, ritenendo che «quindi il problema si sarebbe ricreato con un effetto domino».
Boccia: «atto coraggioso»
All’assemblea dell’Unione industriale di Torino c’era anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, per il quale il salvataggio di Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza è stato «un atto coraggioso del governo e di un istituto finanziario grande», aggiungendo poi che «l’unico problema è che di grandi istituti ne abbiamo pochi». Con l'intervento di Intesa Sanpaolo, ha aggiunto Boccia, bisogna «smettere di invocare la territorialità, basta che chi lo fa, faccia bene il suo lavoro e - ha sottolineato - questo vale anche per noi, basta con chi invoca la questione meridionale e settentrionale». Boccia ha voluto ringraziare direttamente il presidente di Intesa Sanpaolo: «Grazie a Gian Maria Gros-Pietro che rappresenta questo grande istituto che ha avuto coraggio», ha sottolineato.
Gli impatti sulla finanza pubblica
Per ora, pescando dalla copertura del decreto salva risparmio del dicembre scorso (convertito in legge a febbraio), il decreto di ieri non comporta oneri aggiuntivi per i conti pubblici. Tuttavia, la Commissione Ue «sta analizzando l'intervento nel dettaglio», per ora «non ci sono cifre disponibili sull'impatto sulle finanze pubbliche», ha detto una portavoce della Commissione Ue rispondendo a chi stamattina chiedeva se l'intervento dello Stato deciso ieri pesi o meno sul debito e sul deficit italiani.
I dettagli della cessione
Con un comunicato diffuso in mattinata, Intesa ha chiarito ulteriormente i termini dell’acquisizione: il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attività e passività selezionate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in SEC Servizi , in Servizi Bancari e, subordinatamente all'ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania. Cifre alla mano, riguarda in particolare crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per circa 26,1 miliardi , attività finanziarie per circa 8,9 miliardi, attività fiscali per circa 1,9 miliardi, debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi, obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi, raccolta indiretta per circa 23 miliardi (di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito), circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all'estero, inclusa la rete di filiali in Romania; circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all’estero.
Gli esuberi
Il contratto include misure riguardanti la riduzione del personale e degli sportelli dei due istituti, con l’apporto di fondi statali per 1,285 miliardi di euro. Come precisa la nota diffusa da Intesa, è previsto «un ulteriore contributo pubblico cash a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa 600 filiali e l’applicazione del Fondo di Solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del gruppo risultante dall’acquisizione, nonché altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro, quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone», spiega il comunicato. Il contributo, contabilizzato come apporto al conto economico, è pari a 1,285 miliardi di euro non sottoposti a tassazione. L’importo sarà accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all'utilizzo e risulterà quindi neutrale per l'utile netto dell’esercizio.
La nuova direzione
Per assicurare una cura particolare dell’area in cui si materializzeranno i principali effetti dell’acquisizione, è stata istituita oggi, all’interno della Divisione Banca dei Territori, una nuova direzione regionale cui faranno capo i rami d'azienda costituiti dalle attività rilevate da Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca. La costituzione della nuova struttura dedicata nasce «con l’obiettivo di garantire la piena continuità nell'operatività corrente delle attività acquisite dalle due banche venete e di rendere immediata l'integrazione di queste stesse nel gruppo», spiega Intesa. La guida della nuova realtà è affidata a interim a Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori, e si articola in due unità organizzative cui faranno capo le strutture centrali e territoriali provenienti dalle due banche integrate, denominate 'ex Banca Popolare di Vicenza ed 'ex Veneto Banca': la responsabilità delle due unità è affidata a Gabriele Piccini, ex UniCredit, di recente vice direttore generale e responsabile commerciale di Banca popolare di Vicenza e da ultimo A.d di Banca Nuova.
La clausola risolutiva
Intesa spiega inoltre che il contratto di cessione «include una clausola risolutiva, che prevede l'inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l'operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge».
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