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Scoppia la bolla Snapchat: il titolo ha bruciato 15 miliardi in 4 mesi

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Scoppia la bolla Snapchat: il titolo ha bruciato 15 miliardi in 4 mesi

(Afp)
(Afp)

Quando lo scorso tre marzo il titolo Snap ha toccato il sua massimo storico a 27,04 dollari per azione due giorni dopo la conclusione brillante della sua Ipo da 3,4 miliardi di dollari, la capitalizzazione della società è arrivata a superare i 31 miliardi di dollari. Una cifra immensa per l’azienda che controlla il social network Snapchat il cui fatturato annuo supera di poco i 500 milioni di dollari. Nell’ultima settimana il titolo è sceso a 15 dollari per azione. Sotto il prezzo dell’Ipo (17 dollari). Dai massimi ai minimi il mercato ha mandato in fumo ben 13 miliardi di dollari.

LA CAPITALIZZAZIONE DI SNAP
Andamento del valore di mercato dalla quotazione ad oggi. Dati in miliardi di dollari (fonte: S&P Market Intelligence)

Gli investitori evidentemente hanno realizzato che, per quanto promettente sia il modello di business, le valutazioni di Snapchat (in Borsa la società è arrivata a valere 15 volte il patrimonio netto) erano tutto fuorché sostenibili. Di recente gli analisti di Morgan Stanley hanno espresso un giudizio molto negativo sulla società e sulla sua capacità di competere con gli altri social network e hanno pesantemente tagliato la stima sul prezzo obiettivo e portandolo da 28 a 16 dollari per azione. Sotto il prezzo dell’Ipo: 17 dollari.

Il fatto curioso è che Morgan Stanley è anche la banca che ha fatto da capofila dei sottoscrittori quando la società ha debuttato a Wall Street. Insomma da una parte Morgan ha collocato il titolo a 17 dollari (con la promessa implicita che sarebbe salito) dall’altra i suoi analisti lo hanno declassato a 16. Non proprio il massimo anche se è vero che chi si occupa dei collocamenti in Borsa non ha nulla a che fare con chi si occupa di fare analisti sul titolo.

IL CONTO ECONOMICO
Principali indicatori di bilancio comunicati e stimati. Dati in milioni di dollari (fonte: S&P Market Intelligence)

Le valutazioni, che a ridosso del debutto in Borsa, erano chiaramente esagerate, si sono ridimensionate anche se restano decisamente elevate: la società oggi capitalizza circa 5 volte il patrimonio e oltre 34 volte i ricavi. Non è possibile avere una stima sul rapporto prezzo e utile per il semplice fatto che l’utile non c’è. La società è in perdita e ha chiuso il primo trimestre 2017 con un rosso “monstre”: 2,2 miliardi di dollari. Anche se il dato del primo trimestre non è indicativo dell’andamento del business perché a determinare la perdita sono state le voci di spesa “una tantum” legate alla quotazione, i numeri fanno comunque impressione.

Perché pagare a tale caro prezzo un titolo? La risposta è una sola: perché il mercato si aspetta che le performance di Snapchat facciano faville nei prossimi anni. Così come è accaduto per Facebook, Google e altri. Peccato che queste faville non si vedano ancora all’orizzonte visto che gli analisti prevedono perdite per i prossimi anni. Quando ci sarà il cosiddetto «break-even» ossia il momento in cui gli investimenti cominciano a dare dei risultati in termini di profitti? Il rischio è che non arrivi mai ha scritto la società nel prospetto informativo che ha accompagnato la quotazione. I soldi dell’Ipo serviranno per finanziare ambiziosi piani di investimento che appesantiranno ancora per molto la voce costi del conto economico e se i ricavi non cresceranno come si spera c’è il rischio che l’azienda non arrivi a diventare profittevole.

Chi investe o ha investito su Snapchat ha fatto una scommessa molto rischiosa puntando su una scuderia che potrebbe conquistare il podio con un’accelerazione record ma che al momento è ancora ferma ai box.

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