Oggi Alphabet, la holding che controlla Google, presenta all’Antitrust europeo la sua proposta per far sì che il motore di ricerca nel suo servizio di shopping non favorisca i suoi investitori pubblicitari rispetto ai rivali. Google lo scorso giugno, alla fine di sette anni di indagini, ha ricevuto una multa record di 2,4 miliardi di euro (2,9 miliardi di dollari) dall’Unione europea per abuso di posizione dominante. Big G ha tempo fino alla mezzanotte di oggi per presentare il suo piano con le proposte per porre fine ai comportamenti anti-concorrenza. La Commissione europea lo scorso 27 giugno ha deciso la maxi-ammenda contro Google perché ritiene che il più popolare motore di ricerca mondiale abbia abusato della sua posizione dominante sul mercato europeo favorendo in tema di shopping online, nel suo search engine, i propri servizi di comparazione acquisti rispetto a quelli dei concorrenti. Oltre alla sanzione finanziaria, Bruxelles ha ordinato a Google di individuare una soluzione entro 60 giorni - cioè oggi - per porre fine a queste pratiche anti-concorrenziali entro 90 giorni dalla multa.
La data stabilita per rilasciare le modifiche online sul motore di ricerca è il 28 settembre. Tra un mese esatto. La non osservanza rischia di far aumentare ancora di più il già pesante conto per Mountain View: per ogni giorno di ritardo, la società californiana dovrà pagare una penale ulteriore pari al 5% del suo fatturato giornaliero mondiale. Qualcosa come 12 milioni di dollari in più al giorno, considerando i 90,3 miliardi di dollari di giro d’affari 2016 di Alphabet. Questo sempreché la soluzione proposta da Google sulla concorrenza nello shopping online non sia risolutiva agli occhi della Ue. Una questione complessa, che si gioca sul filo del rasoio, con la conta dei giorni per evitare, appunto, che oltre alla multa Google debba aggiungere per ogni giorno di ritardo la maxi-penale da 12 milioni di dollari al giorno.
Google è sotto inchiesta da parte della Ue anche per Android, il suo sistema operativo per smartphone presente nella maggior parte - l’80% circa - dei dispositivi mobili in commercio. L’indagine Ue riguarda gli incentivi economici corrisposti da Big G ai vari produttori di smartphone in cambio della pre-installazione di Google Search e di Google Play Store sui propri dispositivi. L’inchiesta dovrebbe arrivare a conclusione entro fine anno.
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