La Cina stringe i freni sul bitcoin. In seguito al monito delle autorità finanziarie, BTC China, una delle maggiori piattaforme di exchange per criptovalute, ha annunciato che a fine settembre sospenderà l'operatività sul trading per i clienti residenti in Cina. Il blocco degli scambi su bitcoin per i cinesi era stato paventato dopo che Pechino era intervenuta bloccando le Ico, le offerte iniziali di valute usate per finanziare servizi e società del criptomondo proliferate negli ultimi mesi in assenza di regole e controlli.
Il timore della messa al bando degli scambi in Cina ha innervosito il mercato nell'ultima settimana. Dopo aver toccato a inizio settembre il picco record di 5mila dollari, il bitcoin si è progressivamente indebolito ed è sceso fin sotto quota 3.000, in calo di circa il 20% oggi e di quasi il 40% in poco più di una settimana. Poi in serata hanno recuperato il terreno perduto tornando attorno a 3.600 dollari in una seduta ad altissima volatilità cui bitcoin ci ha abituato. A inizio anno la quotazione era poco sotto i mille dollari.
Le altre piattaforme
Per il momento gli altri due grandi exchange cinesi, OkCoin e Huobi, hanno affermato di non aver ricevuto nessuna indicazione dal Governo e che quindi la loro attività prosegue normalmente. Ma non si escludono novità a breve: secondo alcune fonti le due piattaforme si incontreranno con il governo entro la fine della settimana. La stessa BTC China ha precisato che gli altri servizi, tra cui quelli di mining, restano operativi.
La preoccupazione di Pechino
Alcuni organi di stampa locali hanno segnalato che le authority finanziarie hanno dato istruzioni a livello verbale alle piattaforme per la sospensione degli scambi. La Banca centrale non è intervenuta ufficialmente ma ha lasciato filtrare in più occasioni la sua preoccupazione per un mercato che si è sviluppato al di fuori del quadro regolamentare e che mette a rischio l'ordine economico e finanziario.
La Cina è il principale mercato per le criptovalute: in passato gli scambi sono arrivati a essere dominati per il 90% dal mercato asiatico, ma il boom delle criptovalute ha aumentato l'interesse in tutto il mondo e oggi si stima che la quota cinese sia scesa a un quarto del totale. In un momento delicato come la vigilia del prossimo Congresso del Partito comunista, le autorità cinesi sono particolarmente preoccupate della stabilità della valuta cinese. Non è un mistero che il bitcoin e le altre criptovalute siano utilizzate dai cinesi per esportare valuta all'estero, giocando però contro lo yuan.
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