
Una tonnellata di zucchero raffinato? Oggi vale 370 dollari, ossia 315 euro. È a questi valori, indicati dai future e variabili su base quotidiana, che d’ora in poi anche gli europei dovranno guardare.
Col mese di ottobre la rivoluzione del mercato libero è arrivata e i “nostri” prezzi – tuttora intorno a 500 €/tonnellata – finiranno per convergere con quelli internazionali. Quando, non è dato saperlo.
La fine del regime delle quote, che che per cinquant’anni ha governato il settore bieticolo e saccarifero Ue, riserva ancora molte incognite per il futuro. L’appuntamento del 1° ottobre ha avuto una lunghissima gestazione e non ha certo colto di sorpresa gli operatori, ma ha innescato ripercussioni di portata globale di cui non è facile prevedere gli sviluppi.
È anche per effetto della riforma Ue che le quotazioni dello zucchero raffinato a Londra (e quelle del grezzo a New York) sono vicine ai minimi da due anni, dopo essere scese di quasi il 30% da inizio anno: il ribasso più pesante nel paniere di materie prime del Bloomberg Commodities Index.
La libertà di produrre ed esportare senza vincoli ha stimolato un boom di semine di barbabietola in Europa. E grazie anche al clima favorevole il raccolto è decisamente generoso, in termini di quantità e di qualità.
Già nella stagione in corso la produzione Ue di zucchero, secondo Bruxelles, dovrebbe aumentare di un quinto, raggiungendo 20,1 milioni di tonnellate: un record da 12 anni, decisivo per spostare il mercato globale in surplus di offerta, dopo due anni consecutivi di deficit.
Nei prossimi anni dovrebbe esserci un assestamento: la Commissione europea prevede una crescita dell’output del 6% tra il 2016 e il 2026. Ma a breve lo scenario è decisamente ribassista.
L’Abare, centro di ricerche del Governo australiano, si aspetta che il boom di produzione nella Ue e in India nella stagione 2017-2018 farà crollare i prezzi internazionali ai minimi da dieci anni: una media di 13 cents per libbra per lo zucchero grezzo, contro gli attuali 14 cents e i 17 cents del 2016-17.
Anche per i flussi commerciali si prospetta una rivoluzione. L’Unione europea dovrebbe tornare ad essere esportatrice netta di zucchero per la prima volta dal 2005-06, quando il Wto impose di regolare diversamente gli aiuti al settore saccarifero, inducendo Bruxelles a limitare l’export a 1,374 milioni di tonnellate l’anno.
L’International Sugar Organization (Iso) prevede esportazioni nette di 1,31 milioni di tonnellate nel 2017-18 contro un import netto di quasi un milione di tonnellate nel 2016-2017.
La competizione per riconquistare i vecchi mercati, soprattutto in Nord Africa e Medio Oriente, promette di essere aggressiva. Russia e Ucraina sono anch’esse in forte espansione.
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