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Fortuna e sfortuna di Thaler, il Nobel che non ne può più di Trump

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L'Analisi|nobel per l’economia 2017

Fortuna e sfortuna di Thaler, il Nobel che non ne può più di Trump

Per il mondo anglosassone la pubblicazione di «Nudge», il libro pubblicato da Cass Sunstein e Richard H. Thaler nell’aprile del 2008, ha rappresentato l’infrangimento di un doppio tabù: da una parte l’idea radicata nella cultura protestante della responsabilità delle scelte individuali, con i protagonisti a rispondere dei prodotti così come degli errori; dall’altra l’idea che gli studi di behavioural economy dovessero restare nell’alveo delle analisi senza spingersi a identificare contromisure correttive delle distorsioni possibili. Due obiettivi che, visti dall’Italia, appaiono molto differenti: culturalmente il paternalismo della politica della Prima Repubblica, espressione della cultura cattolica, ha dominato il secondo dopoguerra in tutte le scelte di vita quotidiana degli individui; e, in ragione di ciò, il risparmiatore italiano è stato storicamente da sempre indotto nelle sue scelte finanziarie dal consiglio dell’intermediario finanziario, soprattutto allo sportello bancario ma non solo (anche se questa dinamica è in rilevante riduzione, in ragione della crisi finanziaria e dell’introduzione delle direttive europee Mifid I e Mifid II).

Nudge rappresenta una summa dei lavori dei due studiosi che per anni hanno proseguito il lavoro di Herbert Simon e Daniel Kahneman - anch’essi premi Nobel - nell’indagare i meccanismi psicologici e culturali delle decisioni in materia economica e finanziaria degli individui. Per questo, forse, quando nel pieno della crisi subprime statunitense si diffuse negli Usa la “moda” del paternalismo in materia economica, in Italia qualcuno alzò le spalle. Una petizione di principio un po’ naif, si disse, mentre da noi si leccano ancora le ferite per le “spintarelle” che hanno mandato fuori strada, invece che rimesso in carreggiata, i risparmiatori alle prese con le loro scelte di portafoglio.

La prova dello scarso credito che il Nudge incontrava nel nostro paese, d’altronde, era particolarmente fresco: nel 2007 12,2 milioni di lavoratori dipendenti privati erano stati chiamati a esprimersi sulla destinazione del proprio Tfr, allo scopo di costruirsi una pensione aggiuntiva a quella pubblica. Il meccanismo era un vero e proprio “nudge”: chi non avesse espresso alcuna risposta alla sollecitazione contenuta in una lettera acclusa con la busta paga, era iscritto al fondo pensione, cui avrebbe iniziato a versare il trattamento di fine rapporto maturando. Chi invece non avesse voluto aderire al fondo pensione avrebbe dovuto dichiararlo esplicitamente. Un meccanismo simile all’opt-in opt-out adottato poi nel Regno Unito con gli stessi scopi. Sappiamo com’è andata: quasi l’80% rispose esplicitamente di no, smentendo uno dei princìpi del Nudge, ossia la leva delle scelte passive.

Sarebbe sbagliato considerare l’Italia come paese impermeabile al Nudge ipostatizzato da Cass Sunstein e del premio Nobel per l’Economia 2017 Richard H. Thaler: la tecnologia ha reso più agevole le scelte e utilizza, sul nostro smartphone, applicazioni fondate nella loro infrastrutture proprio sul nudge. Inoltre, sarebbe interessante scoprire l’esito di un nuovo semestre di silenzio/assenso dopo la riforma delle pensioni Monti/Fornero. D’altra parte i guai sistemici prodotti dalla bolla suprime, con quel che ne è seguito, hanno amplificato la popolarità del libro di Sunstein e Thaler, con tutto il corollario di induzione ai comportamenti lesivi per le proprie finanze, prodotte dal sistema finanziario Usa nel decennio scorso.

In ogni caso le ricerche di Richard H. Thaler hanno diffusamente sondato le decisioni dei risparmiatori in molti settori. L’ultima polemica, quella contro la riforma fiscale avanzata da Donal Trump, che ha visto il neoNobel sottolineare in più riprese l’inefficacia e l’ineguaglianza sociale. «L’abilità di Donald Trump di sorprendere negativamente è quasi divertente - scriveva pochi giorni fa in un tweet - Semplicemente non posso smettere di sperare che la smetta».

Facebook: @maloconte

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