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Ocse: annullare la Brexit farebbe bene all’economia britannica

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Ocse: annullare la Brexit farebbe bene all’economia britannica

Mantenere una «stretta relazione» con la Ue sarà «cruciale» se il Regno Unito vuole mantenere in futuro gli standard di vita. Lo sottolinea l'Ocse in un rapporto dedicato interamente alla Gran Bretagna, in cui evidenzia che l'economia d'Oltremanica si è già indebolita dopo la decisione di lasciare la Ue decretata dal referendum del giugno 2016. La Brexit è infatti fonte di numerose incertezze e ha già causato una riduzione degli investimenti, il che mette a repentaglio la crescita economica, sottolinea l'Organizzazione secondo cui invece un eventuale dietrofront sul progetto di uscire dalla Ue avrebbe un «impatto positivo sulla crescita significativo».

Una Brexit disordinata sarebbe uno shock

Tra i rischi che si stanno affacciando sullo scenario economico e sociale, anche la riduzione del potere di acquisto delle famiglie provocata dall'aumento dell'inflazione, la diminuzione del tasso di risparmio e il calo dell'immigrazione netta. In prospettiva il progresso economico «sarà basato sul successo dei negoziati con la Ue e con quelli che seguiranno con altri Paesi», indica il rapporto. Una 'Brexit disordinata', per contro, senza un accordo sugli scambi commerciali, sarebbe un vero shock per l'economia britannica nel medio termine.

L'Ocse per ora mantiene le previsioni indicate nel rapporto di settembre, ovvero un aumento del Pil dell'1.6% nel 2017 seguito dall'1% nel 2018. Il rallentamento economico e' in atto dal primo semestre di quest'anno - rileva lo studio - evidenziando il calo che ha colpito i salari reali, nonostante il tasso di disoccupazione sia sceso al 4,5%. «II Regno Unito sta affrontando tempi difficili a causa della Brexit che causa gravi incertezze economiche e potrebbe soffocare la crescita nei prossimi anni», ha sottolineato il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, che ha presentato il rapporto a Londra assieme al Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond. Gurria ha insistito sul fatto che la politica macro e fiscale «continui ad essere utilizzata a sostegno dell'economia, durante e dopo il negoziato per l'uscita dalla Ue». L'Ocse raccomanda anche di ridurre il divario regionale tra le aree ad alta produttività come Londra e il Sud dell'Inghilterra e le regioni del Nord che hanno una produttività più bassa, quale passo essenziale per la crescita di lungo termine e per la condivisione della prosperità in tutto il Paese.

I vantaggi di un ripensamento

L'Ocse dipinge il fosco scenario che attenderebbe la Gran Bretagna nel caso di rottura della trattativa con la Ue e al tempo stesso mostra il roseo orizzonte che si prospetterebbe nel caso di un ripensamento sul divorzio. In caso di rottura con Bruxelles senza alcun accordo - prevede lo studio - ci sarebbe una reazione negativa dei mercati finanziari, la sterlina scenderebbe a nuovi minimi e arriverebbe un declassamento del rating sovrano. Gli investimenti delle imprese si fermerebbero e le maggiori pressioni sui prezzi soffocherebbero i consumi privati. Sarebbe difficile continuare a finanziare l'attuale deficit delle partite correnti, anche se probabilmente diminuirebbe. Vi sarebbe poi il rischio della rottura dell'integrità territoriale. La Scozia, che ha votato a favore del 'remain', potrebbe votare l'indipendenza in un altro referendum e l'introduzione di un confine 'duro' nell'Irlanda del Nord potrebbe minacciare il processo di pace. I cambiamenti nei confini britannici avrebbero in ogni caso un grave impatto sull'economia, pesando sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. Dal punto di vista politico, ricorda l'Ocse, le ultime elezioni hanno portato a un Parlamento 'appeso' e questo riduce la capacità di adottare riforme strutturali. Nel caso in cui la Brexit venisse, invece, ribaltata da una decisione politica, cioè un cambio di maggioranza governativa o un nuovo referendum , «l'impatto positivo sulla crescita sarebbe significativo». Per ora, l'Ocse pragmaticamente raccomanda al Regno Unito di identificare in anticipo le misure fiscali a sostegno della produttività che potrebbero essere introdotte velocemente, come investimenti 'soft' e spese per manutenzione o riparazione di infrastrutture se la crescita dovesse rallentare in modo significativo in vista della Brexit. Più in generale, sul fronte della tassazione, considerato che il sistema tributario favorisce i lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti e che l'indicizzazione delle pensioni statali è generosa, l'Ocse suggerisce di aumentare i contributi previdenziali a carico degli autonomi e di indicizzare le pensioni statali solo in base ai salari medi. Per ridurre il divario regionale tra il 'ricco' Sud e il 'povero' Nord, la raccomandazione è anche quella di migliorare la rete dei trasporti e investire nel settore residenziale nelle aree meno favorite, il che avrebbe anche effetti positivi sulla produttività. L'Ocse, constatata la scarsa autonomia delle autorità locali sia sulla spesa che sulla tassazione, consiglia di lasciare localmente una parte maggiore delle tasse sugli immobili. Sul fronte del lavoro, considerati gli elevati livelli dell'occupazione, l'Ocse suggerisce che la politica sociale ed occupazionale venga indirizzata a migliorare la qualità del lavoro, cosi' come la produttività, dei lavoratori meno qualificati. Questo potrebbe includere l'introduzione di criteri più rigidi per fare in modo che il lavoro autonomo sia ristretto agli imprenditori realmente indipendenti, rafforzare i diritti dei lavoratori con i cosiddetti contratti a zero ore dopo i primi tre mesi, come pure lanciare programmi individuali mirati che diano opportunità di apprendimento nel corso di tutta la vita lavorativa.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)



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