Alla fine del 2016, due hacker hanno rubato i dati di 57 milioni di utenti di Uber in tutto il mondo e di 600mila autisti. A comunicarlo è stato Dara Khosrowshahi, amministratore delegato dell'applicazione online per noleggiare veicoli con autista. La compagnia ha anche ammesso di aver pagato un riscatto di 100mila dollari agli hacker per tenere nascosta la notizia.
Rubate anche le patenti degli autisti
Sono stati rubati i nomi, le email e i numeri di telefono degli utenti, ma anche le patenti degli autisti. Mentre, continua l'ad, i due hacker non sono riusciti a rubare dati ancora piu' sensibili, come le carte di credito, i conti bancari, i social security (l'equivalente di un codice fiscale), le date di nascita. Khosrowshahi - che guida il gruppo da agosto, dopo lo scandalo che aveva portato all'uscita di scena del fondatore, Travis Kalanick - ha anche sostenuto di aver saputo dell'attacco da poco tempo. Tuttavia secondo Bloomberg, il gruppo avrebbe pagato 100.000 dollari agli hacker per evitare che diffondessero la notizia. Uber non ha confermato il pagamento del riscatto e non ha chiarito per quale motivo non ha deciso di avvisare subito la polizia.
Scattano i licenziamenti
«Abbiamo preso subito le misure per mettere al sicuro i nostri dati. Abbiamo identificato i responsabili e ci siamo assicurati che i dati da loro raccolti saranno distrutti», ha detto l'amministratore delegato. Uber ha anche deciso di licenziare il capo della sicurezza, Joe Sullivan, e altri membri del suo team, promettendo di aver aumentato il livello di controllo sui dati personali. Negli ultimi anni le societa' americane sono state coinvolte in diversi attacchi hacker. nel 2013 furono rubati 3 milioni di account a Yahoo!, a settembre Equifax ha visto il furto di 145 milioni di dati dei suoi clienti. E ancora gli attacchi alla Nsa e al partito democratico americano e quello a Sony. In molti di questi casi l'intelligence Usa sostiene che ci possano essere dei governi alle spalle dei pirati: tra i principali indiziati ci sono la Russia, l'Iran e la Corea del Nord.
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