Via libera ufficiale per i contratti futures sul bitcoin. La Commodity Futures Trading Commission, l’organismo Usa che sovrintende ai derivati, ha autorizzato sia il Chicago Mercantile Exchange che il Chicago Board Optins Exchange alla negoziazione dei contratti sulla criptovalute. Anche il Nasdaq sarebbe pronto a introdurre i derivati su bitcoin. A questo punto tutto è pronto per l’avvio - il Cme ha annunciato che partiranno il 18 dicembre - degli scambi su prodotti strutturati che permettano di ridurre il rischio per gli investitori in uno strumento come il bitcoin che per sua natura prescinde da qualsiasi autorità centrale. E che ha registrato un’impennata impressonante delle quotazioni che hanno guadagnato circa il 1000% da inizio anno, peraltro accompagnata da una volatilità che non ha uguali.
L’annuncio del via libera è stato accolto dal mercato con un ulteriore rialzo dopo le incertezze degli ultimi giorni: il bitcoin è risalito con decisione sopra quota 10mila dollari arrivando fino attorno a quota 10.500, non molto lontano dal picco oltre 11.000 toccato mercoledì. Non è del tutto chiaro quale possa essere l’effetto concreto dell’introduzione dei futures sul mercato, dal momento che il regolamento dei contratti avviene rigorosamente per contanti, senza la consegna di bitcoin. Ma in ogni caso il debutto di derivati regolamentati è un ulteriore passo verso la strutturazione del mercato delle criptovalute, attualmente limitato a piattaforme non ufficiali.
E, probabilmente, condurrà a ulteriori esami da parte dei regolatori della criptovaluta più conosciuta. Proprio per proteggere rispetto alla volatilità, il Cme e il Cboe introdurranno limiti più stringenti, a partire da un margine di garanzia tra il 35 e il 40 per cento. «Di fatto è una tacita approvazione del settore nel suo insieme: gli asset digitali sono ormai mainstream - ha commentato a Reuters Charles Hayter, ceo della piattaforma CryptoCompare -. Questo apre le porte agli Exchange traded funds e agli operatori istituzionali».
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