Un blocco delle importazioni di gas dalla Russia, benché temporaneo, di certo non distende i nervi. Ma l’impennata dei prezzi registrata martedì in Italia continua a sollevare dubbi tra gli operatori, che sospettano che al Punto di scambio virtuale (Psv) ci sia stata una manipolazione da 2,8 milioni di euro.
L’Acer, l’agenzia che coordina i regolatori europei dei mercati energetici, ha ricevuto almeno una segnalazione formale a questo proposito, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore: un passo che potrebbe portare all’apertura di un’istruttoria da parte dell’Autorità dell’energia. Il Remit, Regolamento sull’integrità e la trasparenza dei mercati energetici all’ingrossso, affida infatti a quest’ultima, il compito di accertare se si è verificato un caso di market abuse ed eventualmente sanzionarlo.
Molti operatori sono rimasti colpiti da quanto è accaduto al Punto di scambio virtuale (Psv), la piattaforma italiana per la compravendita di gas all’ingrosso. Sul finire di una seduta già in forte tensione a causa dell’esplosione all’hub austriaco di Baumgarten, sul mercato si è abbattuta un’improvvisa raffica di ordini di acquisto: il prezzo del gas, che sul cosiddetto mercato del giorno prima era già arrivato a superare 45 euro per Megawattora, ha quindi fatto un ulteriore balzo, per chiudere a 80 €/MWh, un livello mai raggiunto in precedenza e più che triplo rispetto a quello di lunedì.
Ieri le forniture dalla Russia sono tornate a fluire in modo regolare e il prezzo del gas ha ripiegato verso 26 €/MWh.
In Austria si sta ancora indagando sulle cause dell’esplosione che per qualche ora ha paralizzato lo snodo di Baumgrten, da cui transita il 10% del gas commerciato in Europa (e un terzo delle esportazioni di Gazprom). Ma Gas Connect, la società di Omv che gestisce l’hub, afferma di aver ripristinato «gli stessi livelli di fornitura precedenti l’incidente».
Nel frattempo l’Italia è riuscita a compensare la temporanea carenza di gas russo con le misure di emergenza predisposte dal Governo: la rimozione dei limiti al prelievo in particolare ha consentito di erogare 112,161 milioni di metri cubi di gas dagli stoccaggi (a fronte degli 86,419 milioni di lunedì). I rigassificatori hanno intanto aumentato le immissioni in rete (con un piccolo contributo anche da Panigaglia), mentre i flussi da Algeria e Libia, con la sospensione di vincoli sulla capacità dei gasdotti, sono finalmente saliti.
Le misure attivate con lo stato di emergenza avrebbero dovuto attenuare rapidamente le tensioni sul mercato del gas, osserva Massimo Nicolazzi, docente di Economia delle fonti energetiche all’Università di Torino: «Stato di emergenza significa aprire il rubinetto degli stoccaggi. In un mercato normale questo farebbe scendere i prezzi». Ma non è accaduto. Anzi.
«Negli ultimi tre minuti della seduta – racconta un trader che preferisce rimanere anonimo – qualcuno ha comprato gas per 1.500 Megawattora, una quantità enorme. Il prezzo, che era già alto, è quindi salito di altri 40 euro». L’anomalia balza agli occhi: «Impossibile che si sia trattato di un’esigenza reale – prosegue il trader – Un operatore a corto di gas avrebbe frazionato gli acquisti nel corso della giornata».
«In base al funzionamento del Psv comprare gas per 1.500 MWh significa farlo per ciascuna ora della giornata – spiega un altro operatore – In realtà si tratta quindi di 36mila MWh». In volume si tratta di circa 3,4 milioni di metri cubi di gas, più o meno un terzo di quanto importiamo ogni giorno dalla Libia, acquistati a un prezzo di oltre 2,8 milioni di euro.
Le dimensioni e il valore dell’operazione fanno pensare che a moversi sia stato un soggetto dalle spalle forti. Ma perché farlo? Il responsabile potrebbe aver voluto lucrare su posizioni contrarie assunte mediante contratti derivati. Di solito accade così su altri mercati, quando si verificano speculazioni note come «banging the close» o «marking the close»: vendere o comprare (di solito future) in grandi quantità a fine seduta per influenzare il prezzo di chiusura.
Nel caso del Psv è però possibile che si sia voluto distorcere lo Spot Assessment: il prezzo del gas “fotografato” a fine giornata (alle 17,30 ora italiana) da Icis Heren, che viene impiegato come benchmark in molti contratti di fornitura indicizzati all’hub italiano.
Gli 80 euro registrati martedì potrebbero aver danneggiato parecchi grossisti, forse anche qualche consumatore industriale, ma in generale non le famiglie visto che nel mercato di massima tutela le bollette sono tuttora agganciate al Ttf, il riferimento dell’hub olandese, il più liquido in Europa.
«Dovunque possono verificarsi speculazioni – spiega Pierluigi Frison, che opera come trader a Londra per Green Network Energy – Ma dove la liquidità è davvero alta è impossibile che il prezzo si muova come ha fatto al Psv. Viene la tentazione di tornare a operare sul Ttf, anche se dispiace: è da tanti anni che il regolatore e Snam spingono, giustamente, per lo sviluppo del mercato italiano».
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