Quest'anno c'è stato su scala globale il maggiore numero di Ipo dai tempi della crisi finanziaria, merito della ripresa in Usa e di un record in Cina. Quasi 1.700 aziende si sono quotate nel 2017, il 44% in più sul 2016 e pari ai massimi del 2007. È quanto scrive il Financial Times citando dati elaborati da Dealogic. Lo sbarco in borsa di questi gruppi ha permesso di raccogliere 196 miliardi di dollari, massimi del 2014; l'aumento annuo è stato del 44%. Soltanto negli Usa, la Corporate America ha rastrellato 49 miliardi di dollari contro i 24 miliardi del 2016, che fu l'anno peggiore per le Ipo da oltre un decennio. Le quotazioni in Europa sono salite di oltre il 40%. Stando a EY, nella Cina continentale oltre 400 gruppi si sono quotati nel 2017.
C'e' comunque cautela guardando al 2018, vista la performance di borsa delle aziende quotate. Le Ipo del 2017 in Usa hanno registrato in media rialzi del 23%, non molto lontano dal +20% dell'S&P 500. Non sono mancati i flop come Snapchat, la piu' grande Ipo tecnologica Usa da quella di Facebook del 2012: il titolo della app di messaggistica ha perso il 10% rispetto al suo prezzo di collocamento. E Blue Apron, gruppo che consegna scatole con l'occorrente per cucinare un pasto, ha risentito della competizione di Amazon: viaggia a meno della meta' del suo prezzo iniziale.
Tra le altre Ipo dell'anno c'e' stato il ritorno di Pirelli a Piazza Affari: e' stata la seconda piu' grande Ipo d'Europa nel 2017 oltre che un test per la controllante cinese ChemChina; nel caso della “Prada dei penumatici”, il prezzo di collocamento fu fissato nella parte bassa della forchetta (6,5 euro), rotta al ribasso nelle prime settimane di scambi (ora vale 7,17 euro). Dopo avere dominato nel 2015 e 2016, la piazza di Hong Kong e' stata sconfitta dal New York Stock Exchange in base alla raccolta derivante delle Ipo. Il Nyse e' salito al terzo posto mentre Hong Kong e' scivolato al quarto dietro a Shanghai e Nasdaq. Il London Stock Exchange si e' collocato sesto.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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