Prosegue lo scivolone del bitcoin, tornato stamane a quota 10.000 dollari, il livello di inizio dicembre, che traina al ribasso tutte le altre maggiori criptovalute che mettono a segni ribassi consistenti. L’intero comparto è crollato a una capitalizzazione complessiva inferiore ai 480 miliardi di dollari, rispetto agli 800 miliardi di inizio gennaio.
Il bitcoin è scambiato attualmente a 10.200-10.300 dollari, con un ulteriore calo del 15% sulla giornata: questo livello rappresenta di fatto un crollo del 50% rispetto al picco vicino a quota 20.000 dollari toccato giusto a metà dicembre.
Sul mercato continuano ad avere effetto le attese di una nuova stretta sul mondo delle criptovalute in Cina, dove peraltro l’operatività è già molto ridotta dopo la chiusura degli exchange locali e il bando per le Ico, e in Corea del Sud, mercato che ha contribuito negli ultimi tempi a sostenere le quotazioni, dove il Governo si appresta a prendere misure per regolamentare e rendere obbligatoria l’identificazione degli investitori o anche a chiudere gli exchange. Il timore è che i provvedimenti possano rappresentare un preludio di una tendenza alla regolamentazione di un mercato che per sua natura è allergico alle regole e alla centralizzazione. Il tema sarà dibattuto al G20 di marzo.
Intanto è da segnalare la chiusura improvvisa di Bitconnect, piattaforma piuttosto conosciuta anche in Italia, ma molto chiacchierata, di prestito su criptovalute, che ha annunciato la cessazione immediata delle proprie attività. La piattaforma, di cui non si conoscono gestori o proprietari, era accusata di essere in sostanza al centro di uno schema Ponzi: a farne le spese sarebbero stati gli ultimi arrivati.
Criptovalute in caduta
Oltre al bitcoin sono tutte le altre criptovalute ad accusare pesanti ribassi, tanto più che molte tra le maggiori hanno toccato i loro picchi proprio a inizio gennaio. Ne è un esenpio Ethereum, la seconda valuta per capitalizzazione, che sabato scorso ha messo a segno il suo record a quota 1.420 dollari, dopo aver rotto la soglia dei 1.000 a inizio anno, e che adesso è piombato a 900 dollari, con un crollo di quasi il 40% in neanche cinque giorni.
Non scherza neanche Ripple che ha brindato al nuovo anno segnando il 4 gennaio il suo record a 3,81 dollari, arrivando a superare di slancio Ethereum come seconda valuta per capitalizzazione, e che oggi langue attorno a quota 1 dollaro, con una perdita che supera il 70% in due settimane.
Si può proseguire con Litecoin, valuta ritenuta alternativa più efficiente rispetto a bitcoin, che il 19 dicembre aveva toccato il massimo a 365 dollari e che oggi è quotata meno della metà, a 165 dollari. Il suo fondatore Charlie Lee, con l’obiettivo di smentire le frequenti accuse di manipolazione del prezzo (ma di fatto confermando i sospetti alla luce dell’andamento successivo), ha annunciato proprio alla vigilia del record di aver liquidato tutti i propri investimenti in Litecoin.
Bisogna comunque segnalare che sui dodici mesi tutte queste valute registrano ancora performance decisamente positive, a partire da bitcoin che a inizio 2017 era ancora sotto i 1.000 dollari
Bitconnect chiude
Bitconnect, piattaforma accusata più volte dalla community delle criptovalute di essere un semplice schema Ponzi, ha annunciato ieri notte di aver chiuso le proprie operazioni con effetto immediato. La piattaforma ha motiva la decisione con la “continua campagna negativa di stampa”, gli attacchi delle autorità finanziarie di Carolina del Nord e Texas e ai costanti attacchi di cybersecurity.
La piattaforma era nota, anche in Italia, per prendere a prestito criptovalute in cambio di interessi mirabolanti, che arrivavano anche all’un per cento al giorno. Bitconnect sostiene di voler restituire tutti i prestiti sulla base di una valutazione media delle ultime due settimane di 363 dollari del token utilizzato dalla piattaforma e oggi del tutto inutile: oggi è crollato a 40 dollari dai 200 solo poche ore fa, prima dell’annuncio.
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