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Corre il petrolio Usa, non le sue Major: Exxon e Chevron a picco…

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Corre il petrolio Usa, non le sue Major: Exxon e Chevron a picco dopo i risultati

(Agf)
(Agf)

La rivoluzione dello shale oil non si è tradotta in un elemento di forza per i big del petrolio «made in Usa». ExxonMobil e Chevron, le maggiori compagnie americane, hanno tradito le aspettative del mercato, comunicando risultati molto più deboli del previsto al netto dei benefici della riforma fiscale e la Borsa le ha punite con pesanti ribassi: la prima ha perso quasi il 6%, la seconda oltre il 4%.

Nel 2017 il Wti si è apprezzato del 25% e gli Stati Uniti sono arrivati a produrre più greggio dell’Arabia Saudita, ma i conti delle sue Major non sono tornati a brillare.

Exxon in particolare ha ricevuto un “regalo” di 5,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre per effetto dei tagli alle tasse delle corporation americane, ma sl netto delle poste straordinarie (risparmi fiscali e una nuova svalutazione di asset nel gas Usa) i suoi profitti sono diminuiti del 2,2% a 3,73 miliardi di $ o 88 cents per azione, contro gli 1,04 $ attesi dagli analisti.

Chevron, tolto lo sconto fiscale di 2 miliardi, ha registrato utili per 1,1 miliardi di $ o 72 cents per azione, quando il consensus puntava a 1,22 $.

La crisi di Exxon si manifesta attraverso numerosi segnali, compreso il rallentamento del cashflow. Con 33,2 miliardi di $ in cassa nel 2017, la compagnia ha perso il suo storico primato a favore della rivale europea Royal Dutch Shell (che ha generato flussi operativi di 35,7 miliardi, oltre a più che raddoppiare gli utili).

La produzione di Exxon continua a calare: -3% nel quarto trimestre, a 4 mbg tra petrolio e gas. Negli Usa in realtà le estrazioni sono aumentate, ma la compagnia continua a perdere denaro in patria, anche se proprio questa settimana ha promesso di triplicarvi gli investimenti nei prossimi 5 anni. Nell’upstream Usa, al netto del taglio alle tasse, Exxon è andata in rosso per 495 milioni nel 2017, anche se nell’ultimo trimestre la perdita si è ridotta a 60 milioni dai 193 milioni di un anno prima.

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