La politica di pulizia di bilancio continua a pesare sui conti del Creval, che chiude il 2017 con una perdita netta di 332 milioni. Mentre all'orizzonte si profila il momento decisivo dell'aumento di capitale da 700 milioni (il cui avvio è previsto il 19 febbraio), l'istituto valtellinese sceglie così di proseguire sulla linea della prudenza, apportando così nuove rettifiche valore sui crediti per un totale di 405 milioni di euro, che si aggiungono ai 491 milioni di euro del 2016. Di questi, 185 milioni di euro derivano infatti dall'applicazione di una «policy prudenziale per la valutazione delle attività finanziarie deteriorate, che ha comportato un aumento delle coperture sui crediti», si legge in una nota.
La banca valtellinese oggi vede dunque le sofferenze coperte al 62,3% (erano al 54% nel 2016) e le inadempienze probabili al 33,6% (29,4%). Complice l'operazione di cartolarizzazione Elrond avviata lo scorso anno, lo stock di crediti deteriorati scende: al netto delle rettifiche gli Npe si attestano a 2,2 miliardi di euro rispetto ai 3,2 miliardi a fine dicembre 2016. Nel complesso il coverage ratio su tutti gli Npe è pari al 45,3% rispetto a 41,5% a fine dicembre 2016.
Segnali di frenata arrivano dal margine di interesse, che flette del 7% sul 2016 (a 392 milioni di euro) per colpa della contrazione dei volumi erogati e della competizione sugli spread. Bene invece le commissioni nette, che crescono del 4% (a 292 milioni di euro) trainata dalla significativa performance delle commissioni attive di gestione, intermediazione e consulenza. Continua la politica di razionalizzazione dei costi: gli oneri operativi sono scesi a 492 milioni contro i 590 milioni del 2016.
Dal punto di vista patrimoniale, il Creval presenta un Cet 1 ratio del 10,6% (phased in) contro una soglia del 7,75% richiesta da Banca d'Italia nell'ambito dello Srep.
L'attenzione della banca come detto è ora tutta rivolta al cantiere dell'aumento di capitale. Da domani scatta il road show del management per presentare il piano industriale agli investitori, progetto che prevede lo smaltimento di circa 2,2 miliardi di euro di Npe e il contemporaneo rafforzamento da 700 milioni. L'operazione vede il supporto di un consorzio di banche d'affari (formato da Mediobanca, Banco Santander, Barclays, Citigroup, Credit Suisse, Commerzbank, Jefferies, Keefe, Bruyette & Woods ed Equita Sim) che ha sottoscritto un accordo di pre-underwriting.
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