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maggiore calo dal 2011

Lunedì nero a Wall Street: crolla a -6% poi chiude a -4,6%. La peggior seduta dal 2011

Foto Ap
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Andamento titoli
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Lunedì nerissimo a Wall Street, nella peggior seduta per la Borsa americana dall’agosto 2011. Prosegue dunque, e anzi accelera, la correzione dei listini azionari dettata dalle ipotesi di una Federal Reserve «costretta» a ulteriori strette monetarie per frenare l'accelerazione dei prezzi. In una seduta che nel finale ha assunto toni drammatici, con vendite a raffica scatenate da meccanismi automatici, l’indice Dow Jones è arrivato a perdere oltre 1.500 punti prima di chiudere a -4,6 per cento. Lo S&P 500 ha ceduto il 4,1%, il calo maggiore dall'agosto 2011.

Anche le Borse europee hanno inaugurato la settimana con vendite generalizzate tra i vari settori (industria, tlc, servizi finanziari e costruzioni i più colpiti) e tra i vari mercati: Piazza Affari ha terminato le contrattazioni con un calo dell'1,64% nel FTSE MIB che porta al 4,5% la correzione avvenuta dal picco dell'anno, toccato lo scorso 22 gennaio. Perdite vicino all'1,5% per Madrid e Parigi, inferiore lo storno di Francoforte (-0,8%) che in dieci giorni ha corretto di oltre il 6%. Pesanti a Piazza Affari Leonardo - Finmeccanica (-4,5%) e Fiat Chrysler Automobiles (-3,6%) .

LA FOLLE GIORNATA DI WALL STREET
Indice Dow Jones nella giornata di oggi

Altra giornata pesante a Wall Street
Ma è stata Wall Street a registrare ancora la seduta più pesante, con forti cali su tutti gli indici. Il sell-off infatti si è ulteriormente intensificato tanto che il Dow Jones Industrial Average è arrivato a perdere fino a 1.500 punti, pari a oltre il 6%, scivolando a 24mila punti, in un finale di seduta frenetico con violente oscillazioni. Il tutto succede dopo la brutta seduta di venerdì scorso, con la quale è stata archiviata la settimana peggiore da oltre due anni per i listini americani. Intanto il Vix, l'indice della volatilità anche detto della paura, vola di oltre il 30% spingendosi oltre i livelli che non si vedevano dall'inizio del novembre 2016, prima dell'elezione di Donald Trump alla presidenza Usa. Chiaramente, tra gli investitori non è venuto meno il timore che la Federal Reserve possa alzare i tassi più rapidamente del previsto. Quella paura è stata alimentata dal balzo dei salari orari registrato a gennaio su base annua, segno di pressioni inflative che si stanno formando. Nel giorno in cui ha giurato, oggi il neo governatore della Federal Reserve ha promesso scelte «oggettive e basate solo sulle prove migliori a disposizione» e un «impegno a spiegare quello che stiamo facendo e perché». Come a dire che non intende sorprendere i mercati, che nella riunione di marzo si aspettano una stretta. Ieri l'ex governatore Janet Yellen aveva parlato di prezzi “alti” nell'azionario ma non si era sbilanciata a parlare di bolla. Vale la pena ricordare che Wall Street aveva chiuso con il 2017 l'anno migliore dal 2013 e che l'inizio del 2018 era stato con il botto. Una correzione è dunque vista da molti operatori come salutare. Il Dow Jones, alla fine della seduta, ha perso il 4,62% a 24.345,23 punti, il Nasdaq ha ceduto il 3,78% a 6.967,53 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 4,11% a 2.648,54 punti. Sia per l’indice Dow Jones che per lo S&P 500 si tratta del maggior calo dal 2011.

Fca giù su ipotesi maxi multa Usa per dieselgate. S&P alza rating a BB+
Tornando a Piazza Affari, Fiat Chrysler Automobiles ha chiuso in rosso dopo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi su un'offerta, da parte del Dipartimento di Giustizia Usa, di una proposta di accordo per la questione dieselgate che impone al gruppo auto di richiamare 104mila veicoli prodotti nel periodo 2014-16 con l'ipotesi di «una sanzione civile molto consistente» (non quantificata). Su questa prospettiva, venerdì scorso, a Wall Street il titolo aveva ceduto oltre il 7%. Equita, che su Fca ha target price a 20,4 euro con rating hold, include al proposito una stima di costi cash non ricorrenti di 0,8 miliardi di euro (pari a 0,5 euro per azione). Il broker ricorda inoltre che resterebbero invece aperti il processo penale e il contenzioso con le autorità antinquinamento californiane, con le quali ci sarebbero trattative ma non si sarebbe ancora arrivati a un accordo. Secondo Akros, invece, Fca potrebbe vendere parte di Magneti Marelli per compensare l'esborso della multa negli Stati Uniti, limitando cosi' il suo impatto sui target 2018. Al proposito, va ricordato che il Ceo Sergio Marchionne ha sempre sottolineato che le conseguenze della multa saranno gestibili e non avranno conseguenze sul raggiungimento degli obiettivi di fine anno. La stessa Akros osserva che nella valutazione di Fca (rating buy, target price 2,5 euro)
ipotizza un impatto di 2 miliardi di euro «per eventuali multe o conseguenze del problema delle emissioni diesel negli Stati Uniti». Tra multa e accantonamenti, gli esperti di Mediobanca hanno invece calcolato per Fca 2,2 miliardi di
dollari di costi totali, sempre ovviamente per il dossier dieselgate americano.

S&P - intanto - ha alzato il rating di Fiat Chrysler Automobiles e della divisione americana Fca Us a BB+ da BB. L'outlook è rimasto stabile. La promozione, ha spiegato l'agenzia di rating, è dovuta al fatto che il gruppo guidato da Sergio Marchionne «sta facendo buoni progressi» nel ridurre il suo debito, grazie anche a «margini di profitto più forti» e a un flusso di cassa operativo positivo. Tutto ciò «ne migliora i parametri creditizi. Di conseguenza, abbiamo rivisto al rialzo il nostro giudizio sul profilo di rischio finanziario di Fca a intermediate da significativo». S&P si aspetta «ulteriori miglioramenti» su questi fronti nel 2018 e 2019, cosa che potrebbe portare a un'altra promozione. Nel rapporto con cui ha alzato a BB+ da BB il rating su Fiat Chrysler Automobiles, S&P precisa che per il gruppo guidato da Sergio Marchionne un «rischio chiave resta la multa potenziale» legata al caso, esploso nel gennaio 2017, sulle emissioni diesel in Usa. Nello scenario di base utilizzato da S&P, non è inclusa una multa potenziale ma S&P precisa che «Fca ha un certo grado di spazio di manovra» sul fronte del rating per una multa «fino a due miliardi di euro quest'anno».

In Borsa le Fiat non sono state le uniche tra le società Exor-Agnelli a essere oggetto di vendita: giù anche Cnh Industrial, Ferrari e la stessa holding Exor.

Creval bene: conti sopra attese ma nodo è l'aumento
Exploit di Credito Valtellinese che ha guadagnato il 5%: questa mattina la società ha annunciato di aver chiuso lo scorso esercizio con una perdita netta di 331,8 milioni di euro a fronte dei 333,1 milioni di passivo registrati nel 2016. Nel solo quarto trimestre il Creval ha realizzato un utile netto di 70,8 milioni di euro «in linea con gli obiettivi» del piano industriale. I numeri degli ultimi tre mesi dell'anno sono migliori delle previsioni degli analisti: Equita si aspettava un utile di 15 milioni, mentre un'altra sim milanese non andava oltre un risultato in pareggio. Superiore alle attese anche l'andamento dei ricavi: i proventi operativi si sono attestati a 211,8 milioni (contro i 185 milioni previsti dagli analisti), con margine di interesse a 97,4 milioni (96) e commissioni nette a 78,6 milioni. Oneri operativi a 113,2 milioni. Il vero banco di prova per l'istituto resta comunque l'atteso maxi aumento di capitale da 700 milioni (più di 5 volte e mezza l'attuale capitalizzazione di Borsa), per cui si attende il via libera della Consob alla pubblicazione del prospetto. I vertici del Creval avevano espresso l'auspicio di chiudere l'operazione prima delle elezioni politiche del 4 marzo, obiettivo che diventa di giorno in giorno meno probabile.

Intesa limita i danni: martedì il nuovo piano industriale
Sul Ftse Mib StMicroelectronics ha sfruttato il risveglio dei tecnologici (con Intel e Cisco in evidenza a Wall Street e Infineon in controtendenza a Francoforte) ed è stato il miglior titolo del Ftse Mib. Sopra la parità Unipolsai e Azimut tra i finanziari e Brembo nel comparto industriale. In controtendenza anche Poste Italiane sulle indiscrezioni relative al prossimo piano dell'azienda guidata da Matteo Del Fante. In rosso il settore bancario: se Intesa Sanpaolo ha limitato il passivo all'1% alla vigilia del business plan, le più penalizzate sono state Banco Bpm (-3,6%) e Bper (-2,7%). Fuori dal Ftse Mib, in rosso Banca Carige (-1,2%) che venerdì scorso ha approvato il progetto di esternalizzazione delle attività informatiche mediante la creazione di una joint venture controllata da Ibm Italia. Balzo del +6,2% per Banca Intermobiliare: l'istituto, in una nota, ha smentito le ricostruzioni di stampa riguardanti l'esistenza di divergenze tra il consigliere delegato Girelli e l'azionista di maggioranza Attestor.

Chiusura in leggero rialzo per lo spread tra BTp e Bund. Il differenziale di rendimento tra il decennale scadenza agosto 2027 (Isin IT0005274805)e il pari benchmark tedesco ha terminato gli scambi a 129 punti rispetto ai 128 punti della vigilia. Stabile il rendimento del benchmark decennale, che si attesta
sui valori della chiusura di venerdì, al 2,04 per cento.

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