Si accende il confronto tra agenti assicurativi e Mise. Il tema è quello del recepimento della direttiva sulla distribuzione assicurativa. Oggetto del contendere, nello specifico, è lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva Ue 2016/97 (nota come Idd) il cui recepimento è slittato a luglio, con applicazione a ottobre 2018.
Da giorni la categoria è sul piede di guerra in quanto il testo di recepimento della direttiva sulla distribuzione, approvato dal Consiglio dei Ministri l’8 febbraio 2018, prevede che, nella sostanza, agenti e subagenti debbano versare i premi raccolti dalla clientela direttamente sui conti delle compagnie e introduce sanzioni più elevate per la categoria.
Ieri con una lettera dai toni accesi inviata al premier Paolo Gentiloni, al ministro Carlo Calenda e ad altre istituzioni coinvolte (come Ivass), lo Sna (sindacato nazionale agenti assicurativi) ha proclamato lo stato di agitazione degli agenti e ha annunciato la possibilità di ricorrere addirittura alla «disobbedienza civile».
I vertici del sindacato sono stati anche ricevuti in giornata dal capo di gabinetto del Mise, Ernesto Somma, che ha preso atto della posizione degli agenti . La speranza della categoria è che vengano apportate delle modifiche al testo su sollecitazione delle commissioni parlamentari (a cui ieri è stato sottoposto lo schema). I tempi per correggere il tiro dunque, secondo gli agenti, sarebbero stretti in quanto l’agenda del Consiglio dei Ministri pare detti come data ultima per l’approvazione quella del 23 febbraio, ossia dopodomani.
Si tratta di uno degli ultimi atti della categoria da giorni sul piede di guerra. Il provvedimento riguarda 20mila agenti italiani e 200mila persone (tra collaboratori, subagenti e produttori degli agenti ) nonché gli oltre 30mila dipendenti. «Più sfumati gli effetti sui broker colpiti solo per quanto riguarda l’attività di collaborazione con gli agenti», spiegano dall’Aiba (associazione di categoria dei Broker).
Si continua a ribadire l’opposizione alla modifica dell’articolo 117 del Codice delle Assicurazioni, introdotta all’1 articolo 1 comma 19 dello schema di D.Lgs. già approvato che, qualora passasse definitivamente nelle aule parlamentari, imporrebbe appunto agli agenti e ai subagenti di versare i premi incassati direttamente sul conto della mandante. Una prassi che, a dire il vero, è già attuata da alcuni grandi gruppi (come Allianz tramite il servizio Allianz One).
Gli intermediari percepiscono tuttavia l’intervento come uno dei tanti tentativi delle imprese di “disintermediare” le agenzie e privarle dei relativi flussi finanziari con il placet dell’Authority ben lieta di avere maggiore tracciabilità sui pagamenti dei clienti.
«Sono certo che chi ha sottoscritto la norma – conclude Claudio Demozzi, presidente Sna – ne ha sottovalutato l’invasività e la gravità del suo contenuto soprattutto per le realtà più piccole, dove il sistema di lavoro degli agenti è ancora fortemente legato al rapporto diretto anche nell’intermediazione dei flussi finanziari». I più colpiti sarebbero gli agenti plurimandatari, che spesso incassano assegni unici per il pagamento di più polizze contratte con più compagni. Le novità quindi andrebbero, secondo la categoria, contro il concetto di plurimandato e di aumento della concorrenza.
In campo da tempo contro il provvedimento anche Anapa (Associazione nazionale professinisti di assicurazione) che ha invaito una lettera al Mise già all’indomani dell’approvazione del testo di recepimento da parte del Consiglio dei Ministri. «Se il provvedimento passasse – spiega Vincenzo Cirasola, presidente di Anapa e del gruppo agenti Generali – ci si troverebbe di fronte ad un eccesso di delega. Inoltre, l’Idd non innova quanto già previsto dall’Imd e recepito nel Codice per le assicurazioni che dispone precisi presidi di salvaguardia dei flussi finanziari, ponendo a carico degli intermediari una serie di obblighi tra cui la sottoscrizione di una polizza Rc professionale, l’istituzione di un conto separato o di una fideiussione bancaria».
Lo schema di recepimento prevede anche “sanzioni amministrative pecuniarie” con nuovi limiti sanzionatori che non distinguono tra imprese e intermediari e quindi non rispettano il naturale principio di proporzionalità.
Finora l’Ania, associazione delle imprese assicurative, non ha rilasciato invece alcun commento sul provvedimento.
© Riproduzione riservata