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L’Antitrust contro Tim: sulla rete abuso di posizione dominante

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L’Antitrust contro Tim: sulla rete abuso di posizione dominante

Telecom sotto accusa per abuso di posizione dominante sulla rete d’accesso, alla vigilia della presentazione in cda del piano per la separazione volontaria dell’infrastruttura. L’Antitrust ha esteso la procedura già avviata il 28 giugno scorso su Cassiopea (il piano di investimenti in fibra, ora sospeso, nelle aree a fallimento di mercato, avviato dal precedente ad Flavio Cattaneo) per accertare «la strategia di pricing di Tim nel mercato wholesale», e «l’utilizzo delle informazioni privilegiate relative ai clienti degli operatori alternativi sul mercato retail», disponendo una nuova perquisizione negli uffici dell’incumbent telefonico, condotta ieri dalla Guardia di finanza. Il termine per la chiusura del procedimento resta fissato al prossimo 31 ottobre.

L’ampliamento dell’istruttoria si è reso necessario - spiega l’Authority in una nota - poiché «sembra emergere un ulteriore comportamento anticoncorrenziale, consistente nel tentativo di Telecom di applicare, nella fornitura di servizi di accesso all'ingrosso a banda larga e ultralarga, condizioni economiche suscettibili di ostacolare la concorrenza infrastrutturale e limitare la contendibilità dei clienti che acquistano i servizi all'ingrosso». In particolare, Open Fiber avrebbe segnalato l’abbassamento del prezzo all’ingrosso da 22 a 15 euro per l’allacciamento in fibra Ftth (Fiber to the home, fibra fino all’abitazione/ufficio) con velocità fino a 1 giga, che l’Agcom non ha ancora approvato poichè, di regola, interviene ex post. Secondo la segnalazione, il prezzo sarebbe “anomalmente basso” - in Europa i prezzi wholesale per la fibra sono superiori ai 20 euro e arrivano fino a 40 euro per le connessioni a 1 giga - e volto, di fatto, a buttare fuori mercato il concorrente infrastrutturale, la joint Enel-Cdp.

Sotto accusa ci sarebbe anche la replicabilità delle offerte al retail, con il sospetto - che toccherà all’Antitrust accertare - che si tratti di politiche di retention dei clienti Telecom non pienamente rispettose delle regole. Il provvedimento notificato ieri parla infatti di «rideterminazione strumentale dei prezzi dei servizi di accesso alla rete nei diversi profili commerciali basati sulle architetture infrastrutturali Fttc (Fiber to the cabinet) e Ftth, nonchè la formulazione di offerte wholesale idonee a generare meccanismi di lock-in della clientela». E parla anche di «evidenze di un’ulteriore condotta anticoncorrenziale posta in essere sul mercato dei servizi di telecomunicazione al dettaglio a banda larga e ultralarga, consistente nell’utilizzo improprio da parte di Tim delle informazioni privilegiate di cui dispone in qualità di operatore in posizione dominante nelle attività concernenti la gestione della rete».

Nuovi elementi sono emersi dopo l’apertura dell’istruttoria, sia per acquisizione degli uffici dell’Antitrust, sia per le segnalazioni di Open Fiber lo scorso 10 novembre, di Wind Tre del 6 e del 24 ottobre e di Vodafone Italia del 6 e 25 luglio e del 13 novembre. L’Authority presieduta da Giuseppe Pitruzzella ha quindi concesso 30 giorni di tempo per le repliche dell’incumbent ai sospetti che sia stata posta in atto una «strategia anticoncorrenziale» «volta a ostacolare l’esecuzione del piano di investimenti di Open Fiber e a limitare lo sviluppo concorrenziale delle offerte retail di servizi a banda ultralarga» , in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che riguarda appunto l’abuso di posizione dominante.

Telecom si è limitata a diffondere un comunicato in serata nel quale «ribadisce la correttezza del proprio operato e confida di dimostrarlo nel corso del procedimento», assicurando che «continuerà a collaborare fattivamente con l'Autorità anche al fine di dimostrare la propria estraneità a qualsiasi presunto illecito».

Possibile che dell’argomento si parli nel cda straordinario convocato venerdì a Milano per discutere del dossier Persidera, la società dei mux (i canali per la trasmissione in digitale terrestre) che Vivendi si è impegnata a far cedere per essere autorizzata dall’Antitrust Ue al controllo di fatto su Telecom. Bruxelles avrebbe chiesto un aggiornamento ufficiale entro fine mese, ma la soluzione ancora non pare in vista, dal momento che Gedi, socio di minoranza col 30% di Persidera, non ha intenzione di accettare l’offerta arrivata da Raiway e F2i per 250 milioni, dal momento che il suo prezzo di carico per il 100% della società è di 353 milioni e che la minusvalenza sulla quota (iscritta nella semestrale per 105,9 milioni) sarebbe in grado di cancellare gli utili di un anno della società editoriale.

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