Dossier Astaldi al fotofinish. Oggi il gruppo romano delle grandi opere alzerà il velo sul bilancio del 2017, l'anno che ha portato l'azienda sotto tensione, per colpa del Venezuela, col titolo crollato del 60% in Borsa e i bond che quotano attorno a 75, un livello che segnala timori da parte del mercato. Tutti gli occhi sono puntati sul consiglio di amministrazione previsto per la giornata, ma più che ai conti, visto che il colpo del Sudamerica era già stato spesato sulla trimestrale al 30 novembre, lo snodo è la futura ricapitalizzazione da 300 milioni di euro, parte di un'operazione complessa in principio prevista di 400 milioni.
Un importo considerevole, rispetto alla capitalizzazione di Borsa (che e' attorno ai 250 milioni), ma necessario per mettere in sicurezza il costruttore del nuovo ponte sul Bosforo e della Metro 5 di Milano. La famiglia Astaldi, in testa il patron Paolo, è chiamata a un impegno non indifferente: circa 155 milioni se vuole mantenere il suo 57% e non diluirsi, cosa che comporterebbe quello di finire “tecnicamente” in minoranza rispetto al flottante.
Mentre a Roma si lavora alla complessa operazione, ieri una delegazione dell'azienda è salita a Milano per incontrare le banche: 7 top manager, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, hanno incontrato le banche creditrici, in primis Unicredit e Intesa Sanpaolo. A guidare il gruppo, il capo del legale, peraltro cognato di Paolo. Si sarebbe discusso di come strutturare l'operazione e di eventuali sostegni alla famiglia per la ricapitalizzazione.
Inizialmente, la super iniezione di liquidità' in Astaldi avrebbe dovuto essere divisa in modo paritetico tra un aumento di capitale da 200 milioni e strumenti finanziari per un importo identico. Poi la scorsa settimana, come rivelato dal Il Sole 24 Ore, banche e advisor hanno chiesto di rivedere i termini del piano. La parte di strumenti sarebbe stata depennata, e allo stesso tempo verrebbe aumentata la ricapitalizzazione che ricade sul mercato e sulla famiglia. In particolare, l'obiettivo sarebbe di incrementare l'importo fino a 300 milioni. La società, interpellata, non aveva commentato i rumor.
Di fatto due terzi dell'aumento di capitale serviranno per coprire la svalutazione del Venezuela. Nel paese sudamericano, travolto da una crisi economica senza precedenti, Astaldi aveva una posizione di circa 430 milioni tra crediti e lavori in corso, di cui si pensa di poter recuperare solo 200 milioni circa. Per questo è stata decisa una svalutazione di 230 milioni che ha sostanzialmente sterilizzato il rischio Venezuela ma che ora va ovviamente colmata.
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