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Così i tweet dei robot insidiano le news dei listini di Borsa

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inchiesta

Così i tweet dei robot insidiano le news dei listini di Borsa

Basta un tweet! Un «cinguettio» per manipolare l’informazione dei mercati. Soprattutto se, nel mondo dei social network, a «gorgheggiare» non è un uomo. Bensì un robot. La riprova? La fornisce una ricerca, realizzata all’interno del progetto UE SoBigData, da un gruppo di scienziati italiani. Gli esperti hanno analizzato 9 milioni di tweet, lanciati sul social network tra maggio e settembre scorsi, in cui si discuteva di azioni quotate sulle principali Borse americane.La serie storica dei dati sui titoli (30.032 società) è stata, poi, incrociata con le informazioni finanziarie di Google Finance riguardanti le aziende stesse.

Ebbene: è saltato fuori un quadro molto interessante e, per alcuni aspetti, inquietante. «Ci siamo accorti -spiega Fabrizio Lillo, coautore della ricerca e professore di matematica per l’economia e la finanza all’Università di Bologna - della presenza di rilevanti anomalie». Vale a dire? «In molti tweet, che riguardavano importanti società del Nasdaq o del Nyse, erano citati altri titoli di minore valore». Cioè: le cosiddette penny-stock, quotate su mercati non regolamentati, caratterizzate spesso da basse capitalizzazioni e scarsi volumi. «Orbene - aggiunge Lillo - l’anomalia che abbiamo più volte notato è che, senza una reale giustificazione, tutto ad un tratto questi tweet venivano re-tweettati moltissime volte e in pochissimo tempo».

Un andamento anomalo che ha incuriosito il pool di esperti (composto da Stefano Cresci, Serena Tardelli e Marizio Tesconi del CNR di Pisa oltre che da Daniele Regoli della Scuola Normale di Pisa).

Gli scienziati, sfruttando un sofisticato algoritmo in grado di “smascherare” gli account fittizi, si sono resi conto che il boom dei re-tweet era opera di robot. Sembrerà incredibile ma la “valanga” di rilanci del «cinguettio» era realizzata da algoritmi. Una dinamica che, evidentemente, può in ipotesi concretizzare la manipolazione dell’informazione sui mercati finanziari nei social network. «Lo scopo - conclude Lillo - evidentemente è di rendere “interessante” la penny-stock agganciandola a dei titoli più noti». Già, agganciare azioni meno rilevanti a titoli maggiormente “importanti”. Ma a quale fine? Un’ipotesi molto gettonata tra gli operatori di mercato, a ben vedere, è quella di sfruttare l’ecosistema iper-tecnologico delle Borse stesse.

IL “PESO” DEI TWEET
La fotografia dei dati analizzati dalla ricerca nei mercati Usa (Fonte: studio Progetto Ue SoBigData)

Vediamo di spiegarci. I listini, soprattutto negli Stati Uniti, sono attraversati in lungo e in largo da trader automatici. Sistemi che, tra le diverse variabili, monitorano costantemente i flussi di informazioni in arrivo dai social network. Si tratta, spesso, di meccanismi di intelligenza artificiale in grado di sfruttare i cambiamenti di “umore” degli stessi social. È chiaro che, nel momento in cui c’è il picco di re-tweet, l’Artificial intelligence segnala il mutamento. Un cambio di “sentiment” che, ecco il perchè del link con titoli più importanti, non sarebbe quasi mai percepito rispetto alle azioni minori.

Al contrario: la citazione del penny-stock, nel «cinguettio» che riguarda il titolo monitorato dall’intelligenza artificiale, può consentire all’azione stessa di entrare nel radar dei trader automatici. I quali, in ipotesi, possono prendere posizione su di un’informazione che, però, è sbagliata. Modificata, per l’appunto, dai robot che hanno realizzato i migliaia di re-tweet.

Fantafinanza? Tutt’altro. Diverse ricerche hanno dimostrato l’influenza dei social network e dei siti Internet sugli stessi prezzi delle azioni. Può ricordarsi, in tal senso, l’esperimento in cui è stato messo a confronto il sentiment, legato alle notizie pubblicate dal portale Yahoo! Finance, con l’andamento delle azioni cui le news erano riferite. Ebbene: da solo il sentiment, è risultato avere scarsa rilevanza. Diverso, invece, il discorso con l’utilizzo di un’ulteriore variabile: il numero dei click, fornito dal portale stesso, alla notizia in oggetto. Ebbene, in questo caso il carattere “predittivo” del sentiment, cioè di anticipare l’andamento del prezzo dell’azione, è aumentato di parecchio. Insomma: la Grande Rete, in tutte le sue articolazioni, ha da tempo un’influenza notevole rispetto alle dinamiche di Borsa.

Una situazione che, da una parte, può dare luogo a manipolazioni ed abusi. E, dall’altra, richiede maggior pressing da parte delle autorità di controllo dei mercati.

Lo sviluppo delle tecnologie in finanza, di là dal tema dei social, oltre a innegabili benefici ha creato non pochi problemi. Negli Usa, proprio di recente, la Commissione di controllo dei future sulle commodity (Cftc), insieme al Dipartimento di giustizia e l’Fbi, ha multato tre banche e diversi trader per avere avere manipolato il mercato sfruttando lo “spoofing”. Una strategia, tipica dei flash trader, che consiste nell’immettere un ampio flusso di proposte di negoziazione, tramite piattaforme computerizzate, sui listini. L’obiettivo? Non quello di concludere l’operazione, bensì di creare una fittizia informazione sul mercato stesso. Di nuovo: si manipola il mercato tramite la tecnologia.

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