Parte l’Opa su Abertis. La Cnmv ieri ha messo il sigillo al prospetto modificato della proposta Hochtief che, poiché era già attiva sul mercato da qualche settimana, diventa realmente efficace e proseguirà fino al prossimo 8 maggio incluso. Atlantia, dal canto suo, ha comunicato il ritiro dell’Opas, come previsto dagli accordi raggiunti con Hochtief e Acs il 23 marzo scorso. Il passo indietro è legato al fatto che la compagnia italiana agisce evidentemente «in concerto nell’Opa» tedesca.
L’offerta
Rispetto ai termini dell’Opa, è una proposta esclusivamente in contanti al prezzo di 18,36 euro, per un controvalore complessivo di 17 miliardi, considerate le azioni proprie detenute dal gruppo iberico. A valle dell’operazione tutti i titoli raccolti, e sulla carta si punta al delisting di Abertis, verranno conferiti in un veicolo che sarà partecipato al 50% più un’azione da Atlantia, al 30% da Acs e al 20% meno un’azione da Hochtief. In questo modo, per la compagnia italiana sarà di fatto possibile consolidare la newco.
Rispetto agli esborsi, Atlantia si farà carico direttamente di circa 6 miliardi (3,5 miliardi a supporto del veicolo e 2,5 miliardi per l’acquisto del 24% di Hochtief) e di questi una parte arriveranno dal maxi finanziamento predisposto dalle banche, UniCredit, Bnp e Credit Suisse, da complessivi 14 miliardi. In particolare, 4 miliardi andranno alla holding italiana e 9,7 miliardi alla newco. Il resto sarà sostanzialmente rappresentato da equity o da linee di credito già disponibili, 3,5 miliardi a carico di Atlantia e altri 3,5 miliardi da Acs-Hochtief. A riguardo, nell’ambito dell’Opa il gruppo tedesco realizzerà un aumento di capitale di 6,43 milioni di azioni che verrà sottoscritto interamente da Acs a un prezzo di 146,42 euro per azione. Si tratta di un’iniezione di mezzi freschi da 941 milioni che servirà a rafforzare le spalle del costruttore.
La carta Hochtief
Acs, peraltro, recupererà i denari investiti poiché a valle della ricapitalizzazione venderà il 24% di Hochtief ad Atlantia per un controvalore di 2,5 miliardi. In questo modo verrà ridisegnato anche l’assetto azionario del general contractor con la compagnia che fa capo a Florentino Perez che scenderà dall’attuale 71% a più o meno il 47%. La mossa punta a proiettare l’alleanza italo-spagnola sullo scacchiere globale attraverso l’adozione di un modello fino ad ora estraneo al Dna di Atlantia: il connubio infrastrutture e costruzioni. Un binomio che, sono gli auspici, dovrebbe servire a spingere la società e Abertis su mercati dove oggi le compagnie non operano oppure sono presenti in maniera marginale come Germania, Canada, Stati Uniti e Australia. In particolare, si guarda sia al settore delle costruzione (greenfield) che a quello della gestione (brownfield). Tutto questo sarà disciplinato da un patto parasociale della durata di 10 anni che prevederà tra l’altro l’indicazione di alcune materie sensibili deliberabili solo con maggioranze qualificate. Il ceo della newco sarà Giovanni Castellucci mentre il presidente sarà Floretino Perez.
Il destino di Cellnex
Ultimo tassello della maxi operazione è il destino di Cellnex. Se entro lunedì 16 aprile non saranno pervenute offerte migliorative rispetto a quella messa sul tavolo da Atlantia per le torri, la holding italiana eserciterà il diritto di girare l’asset a Edizione. Il prezzo messo sul piatto dal gruppo guidato da Giovanni Castellucci è compreso tra 21,20 euro e 21,50 euro. Allo stato, Edizione si è riservata una sorta di diritto di acquisto ma il gruppo infrastrutturale ha contemporaneamente dato mandato a Mediobanca di individuare anche altri compratori. Ad ogni modo anche nel caso in cui un soggetto terzo dovesse farsi avanti ai Benetton è stato concesso il diritto di pareggiare una eventuale contro-proposta.
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