Non si arresta la corsa del petrolio. Dopo il balzo del 3% di ieri, il Brent è ora lanciato verso quota 75 dollari al barile, ai massimi da quattro anni. Il riferimento europeo oggi si è spinto fino a 74,74 dollari, mentre l’americano Wti ha raggiunto un picco di 69,56 dollari.
I mercati petroliferi, dopo aver sofferto per anni di un eccesso di offerta, sono ora vicini alla situazione opposta: il greggio rischia di essere insufficiente a soddisfare la domanda.
L’Opec e la Russia non sembrano tuttavia sul punto di invertire la rotta, attenuando i tagli di produzione in vigore da gennaio 2017. All’epoca il barile valeva 55 dollari e un anno prima era addirittura sceso sotto 30 dollari. Nonostante il rally dei prezzi, il comitato di monitoraggio della coalizione Opec-non Opec – che si riunirà da domani a Jeddah, in Arabia Saudita – non dovrebbe cambiare nulla nella strategia. La coalizione sembra anzi orientata a prorogare i tagli, in scadenza a fine anno, in modo da proseguire anche nel 2019.
Ad alimentare gli acquisti sui mercati petroliferi nelle ultime settimane sono state soprattutto le tensioni geopolitiche. Preoccupano in particolare i blitz in Siria e la possibilità di nuove sanzioni Usa contro l’Iran, su cui Washington dovrebbe decidere a maggio. Anche in Venezuela la situazione sta precipitando, insieme alla produzione di greggio. L’offerta di petrolio potrebbe a questo punto subire una riduzione eccessiva rispetto alla domanda, che resta molto forte.
Nel frattempo le scorte petrolifere, a lungo eccessive, sono tornate in linea con la media degli ultimi 5 anni, come volevano l’Opec e i suoi alleati.
Gli ultimi dati dagli Stati Uniti confermano la riduzione accelerata degli stock: la settimana scorsa c’è stato un calo di 1,1 milioni di barili per il greggio, secondo l’Eia. Ma a sorprendere sono stati soprattutto i carburanti: -3 mb per le benzine e -3,1 mb per i distillati, in seguito al rallentamento delle raffinerie (le manutenzioni stanno cominciando), ma anche a consumi intensi. L’umore degli investitori è tornato ad essere decisamente rialzista, tanto che gli hedge funds hanno accumulato posizioni lunghe (all’acquisto) nette da primato sul Brent.
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