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Vivendi ai soci Tim: «Sì alla lista Genish». Elliott…

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Vivendi ai soci Tim: «Sì alla lista Genish». Elliott ribatte con le «accuse a Bolloré»

Sempre più aspro lo scontro fra Vivendi e il fondo attivista Elliott in vista dell’assemblea del 4 maggio di Telecom. Il gruppo francese, attuale azionista di maggioranza della compagnia telefonica e il fondo americano intenzionato a sottrarre a Vivendi la guida della società si sono dati battaglia a colpi di appelli ai soci. E se da parte francese la carta messa sul tavolo è il ceo Amos Genish, che in questo modo finisce ufficialmente al centro della contesa, il fondo Usa replica puntando sulle vicende giudiziarie che hanno coinvolto Vincent Bolloré.

Conto alla rovescia. Un autentico corpo a corpo, insomma, nell’attesa del redde rationem del 4 maggio in cui si capirà chi riuscirà a spuntarla fra le due liste. La chiamata alle armi da parte dei francesi di Vivendi ruota attorno alla figura dell’attuale ceo Amos Genish. Il tutto con una nota diffusa dal gruppo francese in cui contenuti e toni sono quelli della resa dei conti giocata su quella che il gruppo francese considera un’evidenza dell’«incoerenza della posizione del fondo attivista Elliott, che da un lato con il suo voto sostiene Amos Genish e dall’altro contesta il piano industriale difeso dal ceo e dall’insieme del management di Telecom Italia».

La “carta” di Vivendi. Il piano DigiTim che ha incassato l’apprezzamento del mercato e la nomina di Genish che è stata «un plebiscito» con il 98% dei voti a favore sono i pilastri dell’”accusa” mossa da Vivendi nei confronti di Elliott alla base dell’appello nei confronti dei soci che parteciperanno all’assemblea del 4 maggio. Occasione, questa, che «permetterà agli azionisti di esprimersi sul piano industriale che intendono venga implementato nella loro azienda. La lista di Vivendi, guidata da Amos Genish riunisce un insieme di candidati altamente qualificati per continuare il lavoro svolto negli ultimi mesi in Telecom Italia e che ha già cominciato a evidenziare i primi frutti». Insomma: se si è per Genish e per continuare il suo lavoro non si può non sostenere la lista di Vivendi, secondo l’idea della conglomerata francese azionista di maggioranza di Telecom.

Botta e risposta. Al vetriolo la nota del fondo Elliott emersa in serata. Il fondo guidato da Paul Singer si dice «molto preoccupato» non solo per «i fallimenti» di Vivendi in Tim ma anche per «le recenti accuse di corruzione che coinvolgono Vincent Bolloré. Questo è solo l'ultimo caso di un track record tribolato di conflitti di interesse, interesse personale e questioni ancora più gravi di potenziale criminalità da parte di coloro che pretendono di chiedere la nostra fiducia per guidare Tim».

Elliott pro Genish. Il fondo però, a sua volta, vuole rifiutare uno scontro sulla figura di Genish. E infatti, nella nota ribadisce «pieno supporto» all’attuale ceo Tim e al «business plan» messo a punto dall’ad e dal suo management. «Siamo incoraggiati - prosegue la nota del Fondo Elliott – dal fatto che Mr Genish si sia impegnato a restare in Tim a dare esecuzione al suo piano con il pieno supporto del cda, indipendentemente dalla sua composizione. A tal fine abbiamo proposto una lista di candidati indipendenti che condivide la visione di Genish per il futuro di Tim».

La nomina del nuovo Cto. È in questo quadro che ci si avvicina all’assemblea del 4 maggio, in un momento delicato per una Telecom che per la sua stessa operatività ha bisogno di uscire da una fase di contrapposizione che non sta aiutando. Alcuni “scampoli di normalità” non mancano. Ieri per esempio è stato reso noto che dall’1 luglio Elisabetta Romano entrerà a far parte del gruppo Telecom Italia con il ruolo di Chief Technology Officer. Riportando direttamente al ceo Genish, «avrà la responsabilità di assicurare a livello di Gruppo l'innovazione tecnologica, l'evoluzione delle Reti e dell’Information Technology a sostegno del percorso di trasformazione digitale» si legge in una nota.

Le due liste. È chiaro però che quello del 4 maggio è l’appuntamento al quale si guarda come momento di sblocco. Le due liste sono composte da manager di alto standing. Vivendi candida per primo Amos Genish, poi ripropone Arnaud de Puyfontaine, Franco Bernabè, Marella Moretti e Frederic Crepin (completano l'elenco Michele Valensise, Giuseppina Capaldo, Anna Jones, Camilla Antonini, Stephane Roussel). Il fondo Elliott schiera Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti e Luigi Gubitosi (la rosa si completa con Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini, Rocco Sabelli).

Partita da giocare. In un Cda con 15 posti la lista vincente avrà diritto a 10 posti. Segnali all’ultima assemblea del 24 aprile – come la conferma di Roberto Capone in qualità di presidente del collegio sindacale (contro cui si era espressa Vivendi) – farebbero pensare a una strada in salita per i francesi. Dall’altra parte l’astensione di Vivendi sulla nomina della società di revisione ha stoppato la pratica e renderà necessaria un’altra convocazione. Fondi italiani e Cdp non saranno semplici comprimari.

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