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Poste stringe con Generali sul ramo danni. Possibile ingresso nel capitale

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Alleanze

Poste stringe con Generali sul ramo danni. Possibile ingresso nel capitale

Poste Italiane stringe sulla chiusura delle nuove partnership in campo assicurativo e bancario. Alleanze sulle quali è puntata anche l’attenzione del mercato perché intravede in queste operazioni possibili implicazioni legate al riassetto nella governance del capitalismo nazionale. Gli investitori hanno apprezzato la rotta tracciata lo scorso febbraio dal primo piano industriale della gestione di Matteo Del Fante. Ma la crescita vorticosa che sta segnando negli ultimi mesi il titolo a piazza Affari è probabilmente rivelatrice di aspettative più a largo spettro. Da inizio anno le azioni hanno registrato un incremento superiore al 25% (contro il 10% circa dell’indice) e hanno quasi raggiunto la soglia record di 8 euro, mai toccata dalla quotazione di fine 2015 (6,75 il prezzo di collocamento).

In campo assicurativo la società dei recapiti, dopo una iniziale fase esplorativa con più operatori, sta ora concentrando i negoziati su un partner privilegiato per sviluppare l’attività del gruppo nel ramo danni. Il player prescelto è il numero in Italia, Generali. L’interesse del gruppo, come del resto indicato in occasione della presentazione del piano industriale, è quello di raggiungere accordi per sviluppare il business nel ramo danni e in particolare nell’RcAuto. L’ambito sul quale si starebbe ragionando, però, sarebbe più ampio, per andare a includere anche il settore dell’assistenza sanitaria, anche a distanza, e delle relative coperture del servizio. Ancora non è ben chiaro il punto di caduta, ma non è da escludere che il progetto sul quale stanno ragionando i due player in futuro possa allargarsi anche alla connessione, cioè come garantire il migliore collegamento per fornire vari tipi di servizi. Un’ipotesi che farebbe immaginare anche accordi sulla fibra.

L’orientamento di Poste, in ogni caso, è quello di sviluppare l’alleanza con unico partner assicurativo senza spacchettare accordi per vari rami di business, che renderebbe meno conveniente una collaborazione. E il fatto che questo sia Generali non è casuale per molte ragioni. È uno dei principali operatori del settore e questo in futuro potrebbe in realtà aprire a tentazioni per il gruppo di Trieste di assorbire Poste Vita e il nascituro settore del ramo danni nella sua orbita. L’aspetto più immediato, però, è legato alla situazione di instabilità della governance di Generali: Mediobanca - nel cui capitale oltre a Unicredit è in posizione di rilievo anche il gruppo del finanziere bretone Vincent Bolloré, che controlla Telecom - ha valutato l’alleggerimento della sua quota; gli altri azionisti italiani come la famiglia Benetton o Francesco Gaetano Caltagirone arrotondano i loro pacchetti, come hanno sempre fatto in passato fiutando aria di riassetto. L’alleanza tra Generali e Poste (il cui capitale è posseduto al 30% da Cdp, la stessa che è scesa in campo per contendere il controllo di Telecom a Bollorè) potrebbe avere come corollario l’ingresso di quest’ultima nel capitale del Leone di Trieste, all’inizio solo come presidio.

Altro fronte aperto è l’accordo quadro con IntesaSanPaolo per la distribuzione negli uffici postali di un’ampia gamma di prodotti, mutui e prestiti, fino al risparmio gestito. La banca guidata da Carlo Messina sta chiudendo sportelli e quindi ha interesse a trovare punti di sbocco capillari. Poste vuole diventare una piattaforma aperta per collocare i prodotti di tutti. E questo anche se l’intesa con la banca di Ca’ de Sass entrerà in diretta concorrenza con i prodotti su misura che Anima, partecipata dal gruppo dei recapiti, confeziona per la rete di Poste. L’accordo con Intesa verrà perfezionato entro fine maggio o inizio giugno. Ieri intanto il cda di Poste ha approvato il primo buyback, fino al 5% del capitale, per un massimo di 500 milioni di euro.

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