NEW YORK - Apple batte le previsioni di bilancio nell'ultimo trimestre, confermando un’abitudine degli ultimi 20 trimestri su ventuno. E soprattutto supera questa volta i timori degli investitori di frenate nei conti a causa di difficoltà o saturazione del mercato nel suo prodotto di punta, l’iPhone, che tuttora genera gran parte delle vendite e della redditività. Il colosso di Cupertino, per il suo secondo trimestre fiscale, ha riportato utili per azione di 2,73 dollari contro i 2,67 previsti alla vigilia e utili netti saliti del 25% a 13,82 miliardi da 11,03 l'anno scorso.
Le entrate sono lievitate del 16% a 61,1 miliardi da 52,9 miliardi, surclassando i 60,82 miliardi attesi. Una performance trainata dalla continua tenuta dei suoi smartphone e dal rapido sviluppo di una nuova fonte di ricavi e guadagni nei servizi in abbonamento. Anche la “guidance” per il trimestre in corso è stata all'insegna dell'ottimismo: ricavi tra i 51,5 miliardi e i 53,5 miliardi rispetto ai 51,61 miliardi anticipati dagli analisti.
La società guidata da Tim Cook - che ha completato il poker dell'hi-tech Usa (Amazon, Alphabet e Facebook le altre tre) capace di incassare aumenti trimestrali medi del giro d'affari del 28% - è andata tanto bene da decidere di premiare gli azionisti annunciando un piano record di riacquisto di titoli propri da cento miliardi di dollari. Sostenute da questa prospettiva, oltre che dai risultati, le azioni della società già leader della capitalizzazione di mercato in Borsa hanno guadagnato il 5% nel dopo mercato. Il piano è in aggiunta al precedente buyback da 210 miliardi che sarà completato nei tre mesi in corso. Apple ha aggiunto un aumento del dividendo trimestrale a 73 centesimi per azione da 63 centesimi.
Il “tesoro” di liquidità nelle casseforti aziendali è contemporaneamente sceso a 267,2 miliardi, il minimo da giugno, ma il direttore finanziario Luca Maestri ha precisato che esiste maggior flessibilità nella gestione delle riserve grazie all'impatto positivo in arrivo dalla riforma fiscale americana che ha abbattuto le aliquote corporate.
Le vendite di iPhone hanno leggermente deluso: sono state pari a 52,2 milioni di smartphone, in rialzo del 2,9% dall'anno scorso ma meno dei 52,54 milioni pronosticati. Il prezzo medio di un iPhone venduto è stato inoltre di 728 dollari, storicamente elevato ma sotto i 742 dollari pronosticati probabilmente a causa di un andamento meno brillante del suo modello di punta iPhone X. Il chief executive Cook ha tuttavia sottolineato di non credere affatto che il mercato globale sia saturo, citato ad esempio l'India quale area dove la penetrazione degli smartphone può ancora essere massiccia. E le entrate da iPhone sono comunque cresciute del 14% a 38 miliardi, più che rispettando le indicazioni di una marcia di almeno il 10 per cento. Apple ha mostrato una crescita del business in tutte le aree geografiche, compreso un incremento di circa il 20% nel mercato della Grande Cina e in Giappone, dove pure soffre la concorrenza di locali protagonisti di Pechino quali Huawei e Xiaomi.
L'azienda, ancor più significativamente, ha messo a segno performance senza precedenti nel segmento dei servizi, sul quale sta scommettendo sempre di più: le entrate sono state record, lievitate del 31% a 9,19 miliardi nel trimestre, superando nettamente gli 8,39 miliardi previsti, grazie alla miscela di App Store, Apple Pay, Apple Music e iCloud. L'azienda, misura dello straordinaria nuovo motore di crescita, ha oggi 270 milioni di abbonati paganti ai servizi, cento milioni in più di un anno fa. L'obiettivo esplicito è qui un business da 50 miliardi l'anno, contro i 30 miliardi dei passati dodici mesi, entro il 2020.
Nei suoi restanti segmenti, Apple ha venduto 9,1 milioni di iPads, sostanzialmente in linea con le attese, e 4,08 milioni di computer Mac, leggermente meno dei 4,14 milioni anticipati. Le entrate nella categoria “Altri Prodotti”, tra i quali un nuovo smart speaker, lo HomePod, sono state di 3,9 miliardi contro i 3,7 stimati.
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