Per la quinta volta consecutiva Tesla ha chiuso un trimestre con una perdita, anche se più contenuta delle stime. Tra gennaio e marzo i ricavi sono saliti più del previsto ma nel periodo l’azienda ha bruciato cash a un passo leggermente più rapido di quanto atteso da molti analisti. Molto negativa la reazione di Wall Street: il titolo Tesla perde circa il 7 per cento (qui l’andamento in tempo reale).
Il produttore di auto elettriche ha inoltre confermato il suo target per una produzione settimanale pari a 5mila unità della Model 3, la berlina pensata per il mercato di massa con cui la società punta a centrare i suoi obiettivi ambiziosi.
Quel target, posticipato più volte dopo l’inizio della produzione lo scorso luglio, dovrebbe essere raggiunto «nei prossimi due mesi». Inoltre, come indicato ad aprile con un tweet dal ceo Elon Musk, Tesla conta di essere redditizia e con un flusso di cassa positivo nel terzo e quarto trimestre dell’anno in corso.
Domande «aride» al Divino Elon
Gli investitori però non hanno gradito il fatto che nella call a commento dei conti il ceo si sia rifiutato di dare dettagli sull’esigenza potenziale di finanziamento dell’azienda; ciò ha provocato un sell-off del 4,5% titolo nell’after-hours a Wall Street. A un analista che gli aveva chiesto dettagli sulla situazione patrimoniale dell’azienda Mush ha risposto così: «Avanti con la prossima. Domande noiose da zucconi non sono cool». E a un’altra domanda sulle prenotazioni per la Model 3 ha tuonato: «Queste domande sono così aride. Mi stanno uccidendo».
Perdita di 4,19 dollari per azione
Nei tre mesi al 31 marzo scorso, Tesla ha registrato una perdita attribuibile ai soci di 709,6 milioni di dollari, o di 4,19 dollari per azione, contro il buco da 303,3 milioni, o di 2,04 dollari per titolo, dello stesso periodo del 2017. Al netto di voci straordinarie, l’azienda ha subito una perdita di 3,35 dollari per titolo contro quella da 1,33 dollari per azione di un anno prima battendo le stime degli analisti che si aspettavano una perdita di 3,58 dollari per azione. I ricavi sono cresciuti a 3,41 miliardi di dollari dai 2,70 miliardi del periodo gennaio-marzo del 2017, superando le attese per 3,28 miliardi. Le vendite includono quelle di auto, salite del 19% annuo a 2,74 miliardi, e quelle di pannelli solari e batterie (+92% a 410 milioni, sopra il consenso per 300 milioni circa).
Obiettivo 5mila unità a settimana
I margini delle attività legate alle quattro ruote sono migliorati, arrivando al 19,7% dal 18,9% degli ultimi tre mesi del 2017; tuttavia, c’è stato un netto calo rispetto al 27,4% del primo trimestre dell’anno scorso. Per la terza settimana di fila, Tesla ha mantenuto al di sopra delle 2mila unità settimanali la produzione della Model 3. Nell’ultima di quelle settimane, la produzione ha raggiunto i 2.270 esemplari. Il raggiungimento dell’obiettivo delle 5mila unità a settimana dovrebbe aiutare Tesla a diventare redditizia. Nel secondo trimestre dell’anno i livelli produttivi di Model S e Model X dovrebbero essere simili a quelli del trimestre appena concluso per poi accelerare notevolmente tra luglio e settembre. Tesla ha tagliato le stime delle spese per capitale «concentrandosi sulle esigenze più importanti di breve termine che ci daranno benefici nel prossimo paio di anni».
Il nodo del cash
Ora l’azienda si aspetta un Capex per il 2018 «leggermente inferiore ai 3 miliardi di dollari» contro i 3,4 miliardi del 2017. Alla fine di marzo Tesla aveva 2,7 miliardi di dollari di cash. In attesa dei conti, giunti a mercati Usa chiusi, il titolo Tesla aveva guadagnato lo 0,41% a 301,15 dollari. Nel dopo mercato era arrivato a guadagnare il 2% per poi virare in forte calo. C’è chi ha fatto notare che il gruppo ha battuto le stime perché gli analisti le avevano tagliate di molto. Nel 2018 il gruppo ha perso in borsa il 3,3% e negli ultimi 12 mesi ha lasciato sul terreno il 5,5% raggiungendo una capitalizzazione di 51,1 miliardi di dollari, più di quella da 44 miliardi di Ford.
Nikola vs Tesla
Per Tesla è arrivo anche una grana legale. Una start up che si chiama Nikola (non a caso, come il nome di battesimo del grande fisico e scienziato serbo Tesla) ha intento contro la casa di Elon Musk serbo una causa per violazione di brevetti inerenti camion elettrico Semi. La Nicola chiede 2 miliardi di danni perché ritiene che il design e soluzioni aerodinamiche del truck elettrico di Tesla (ancora non prodotto) s iano state copiate dal grosso veicolo commerciale sviluppato dalla start-up che punta a offrire camion elettrici alimentai con fuel cell a idrogeno
Il Sole 24 Ore Radiocor Plus
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