Andamento titoli
Vedi altroTenuta in scacco dall'incertezza sulla situazione politica italiana, dopo che Giuseppe Conte ha rimesso il mandato esplorativo e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato incarico all'economista ex FmiCarlo Cottarelli di formare un Governo che traghetti il Paese fino a nuove elezioni, Piazza Affari ha iniziato la settimana con lo stesso passo con cui aveva chiuso l'ottava precedente, ovvero all’insegna di forti ribassi (-2,08%, sotto i 22.000 punti, ma sopra i minimi di seduta), quasi azzerando i guadagni realizzati da inizio anno. Non è bastato quindi lo stop al Governo Lega-Movimento 5 Stelle per frenare le vendite e arginare il rialzo dello spread, tornato a 235 punti, ai massimi da fine 2013. Secondo gli analisti, a preoccupare gli investitori, nonostante la mancata nomina al Tesoro di Paolo Savona, è l'attuale assenza di chiarezza su temi cruciali come la permanenza nell'Eurozona, debito e tasse, tutti argomenti che terranno banco fino alle prossime elezioni, che con molta probabilità si terranno dopo l'estate. Detto questo, se l'Europa ha chiuso in modesto calo (Parigi -0,61%, Francoforte -0,58% e Madrid -0,5%, chiusa Londra per festività), il Ftse Mib, che in avvio era arrivato a guadagnare il 2% con le ricoperture, nel corso della seduta ha perso anche più del 2,5%, innescando un circolo vizioso nel comparto bancario, nettamente il peggiore: l'indice di settore Ftse Italia Banche ha perso fino al 4,8%, entrando in territorio «bear market», avendo perso il 20% circa dai massimi del 25 aprile.
Spread con Bund chiude al record dal 2013
Chiude sui massimi di seduta lo spread BTp/Bund in una giornata di passione per i titoli di Stato italiani con il differenziale Italia-Germania che tocca livelli che non si vedevano dalla fine del 2013. Nel giorno in cui il Capo dello Stato ha affidato l'incarico di Governo a Carlo Cottarelli, lo spread tra il decennale benchmark italiano (ISIN IT0005323032) e il titolo tedesco di pari durata, che aveva aperto in netto calo rispetto a venerdì sotto la soglia dei 200 punti, ha invece terminato a quota 235, quasi trenta punti base sopra la fine della scorsa settimana (206 punti). In fortissimo aumento anche il rendimento dei decennali italiani, al 2,69% (2,47% la chiusura di venerdì).
Dietrofront per le banche dopo balzo in avvio
Il dietrofront dell'indice milanese è stato determinato in primis dal ritorno delle vendite sulle banche che inizialmente erano state oggetto di ricopertura da parte degli investitori. Gli istituti detengono grossi stock di titoli di stato italiani (che si deprezzano mano a mano che cresce lo spread) e che hanno ancora in pancia forti quantitativi di Npl, difficilmente smaltibili in un quadro di grande incertezza politico-finanziaria. Banco Bpm ha terminato in calo del 6,58%, Finecobank del 7,22%, Banca Generali del 6,73%, Bper del 5,84%, Mediobanca del 6,08%, Ubi Banca -5,41%, Unicredit del 3,83%, Intesa Sanpaolo del 3,24% e Banca Mediolanum dell'1,57%. Monte Paschi perde 7%. «Si allontana il rischio di brevissimo di un governo Lega-M5S, con programmi molto aggressivi per la finanza pubblica» è il commento degli analisti di Equita Sim ai fatti della politica italiana di ieri sera pur sottolineando che «rimane incertezza su quale sarà la configurazione delle alleanze politiche nella prossima campagna elettorale». Gli analisti suggeriscono «di sottopesare i titoli domestici fin quando l'esito dell'attuale crisi politica non sarà chiarito» aggiunge Intermonte. «L’incertezza sulle prossime mosse rimane molto elevata - osserva Vincenzo Longo di Ig - L’ipotesi di un governo di transizione con a capo Carlo Cottarelli potrebbe contribuire ad allentare ulteriormente le tensioni, contrariamente un ritorno alle urne immediato manterrebbe alta l’attenzione degli investitori. Verrebbe da chiedersi come mai, nonostante i recenti sondaggi vedano un crescente consenso dei partiti coinvolti nella formazione di governo, l’ipotesi di un ritorno alle urne non spaventi gli operatori. I mercati stanno scontando la mancanza di un governo euroscettico ora, scenario prezzato con un buon grado di probabilità fino a venerdì scorso».
Le utility limitano le perdite sul Ftse Mib
A Milano tirano il fiato le utility, che nelle ultime due settimane erano state tra le più penalizzate con il rialzo dei rendimenti sul Btp. Questo comparto è visto dagli operatori, molto spesso, quasi come un'alternativa al reddito fisso in ragione delle ricche cedole offerte agli investitori e dell'andamento meno volatile rispetto ad altre azioni. Così Italgas, che il 13 giugno presenterà il piano e a inizio maggio aveva toccato i massimi a 5,3 euro, oggi registra cali molto inferiori al resto del Ftse Mib, dopo avere guadagnato in avvio fino al 2%. Reggono il colpo anche Snam Rete Gas, Enel e Terna.
Pochi i titoli in positivo a Milano, male i petroliferi
Solo una manciata di titoli ha chiuso la giornata in positivo, con Moncler (+0,56%) e Ferrari (+0,44%) che hanno svettato, complice anche il rafforzamento del dollaro. Relativamente bene le assicurazioni, con Unipolsai (+0,53%) tra le migliori del listino. Male invece i petroliferi, schiacciati dal forte ribasso del petrolio, a sua volta innescato dalla possibilità che Russia e Opec aumentino la produzione, rivedendo gli accordi di Vienna (Eni ha ceduto il 2% e Saipem il 4,76%). Fuori dal listino principale da segnalare il forte ribasso di Fiera Milano(-7,86%), che era arrivata a cedere il 12% entrando in asta di volatilità, colpita dai realizzi dopo essersi portata la settimana scorsa ai massimi da dicembre 2015 dopo la presentazione del piano industriale 2018-2022. Male anche Mondadori (-5,34%), che da inizio anno ha perso il 20% per tutta una serie di motivazioni, tra cui il ridimensionamento del peso politico di Silvio Berlusconi e la situazione in stand-by relativa alla vendita dei magazine in Francia. Tra i peggiori in assoluto a Milano ci sono stati Beghelli (-8,9%), Risanamento (-10,19%) e Banca Ifis (-9,22%).
In Europa male le banche, bene Altice su ipotesi scorporo divisione Usa
Nel Vecchio Continente, dove i volumi di scambio sono stati sostenuti nonostante l'assenza della Borsa di Londra, chiusa per festività, tra i titoli peggiori ci sono stati i bancari, che hanno risentito del crollo dei titoli italiani, pur registrando ribassi molto inferiori (l'indice di settore Euro Stoxx 600 Banche ha perso solo lo 0,65%). Da segnalare i ribassi di Credit Agricole (-1,66%) e Bnp Paribas (-1,07%) a Parigi, di Deutsche Bank (-0,91%) e Commerzbank (-2,32%) a Francoforte e di Caixabank (-1%) e Bankia (-0,95%) a Madrid. In Germania ha perso quota il colosso farmaceutico Bayer (-2,85%), in attesa del via libera delle autorità antitrust americane all'acquisizione di Monsanto da 66 miliardi di dollari. In controtendenza rispetto al generale calo dei mercati, il titolo di Altice, che ad Amsterdam ha guadagnato il 4,67%: gli analisti sembrano gradire la possibilità di uno scorporo della divisione americana, su cui nel weekend sono circolate indiscrezioni.
Euro e petrolio in ribasso
Recupero a tempo anche per la moneta unica: il cambio euro/dollaro, che aveva chiuso la settimana a 1,1667, è salita sopra 1,17 per poi tornare a scendere. Proseguono le vendite sul barile di petrolio: il Wti luglio è sotto i 67 dollari, il Brent luglio sotto i 76 dollari al barile. La scorsa settimana il Wti ha perso complessivamente il 4,8%, il Brent il 2,8%.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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