Andamento titoli
Vedi altroMentre in Italia l’attenzione era tutta concentrata sulle vicende politiche e sui contraccolpi finanziari della partita tra il presidente Mattarella e e i partiti della maggioranza giallo-verde, è passato quasi sotto traccia il tracollo in Borsa del titolo Deutsche Bank. Le azioni della banca tedesca, da inizio anno in calo di quasi il 40%, nella seduta di giovedì 31 maggio sono piombate ai minimi storici di 9,28 euro per azione.
Un crollo innescato da due notizie: la prima è stata pubblicata dal Financial Times proprio quel giorno e riguarda la decisione della Federal Reserve americana di inserire la controllata americana della banca tedesca nell’elenco delle banche problematiche (quelle la cui debolezza è tale da metterne in dubbio la stessa sopravvivenza). La seconda è uscita venerdì 1 giugno e riguarda la decisione dell’agenzia Standard & Poor’s di tagliare il rating della società da A- a BBB+.
Dai minimi di giovedì scorso il titolo ha recuperato più del 4% ma le cicatrici sono ancora evidenti al punto che oggi le valutazioni di mercato della banca tedesca risultano a sconto persino rispetto a quelle di Banca Mps, l’istituto italiano salvato dal crack grazie all’ingresso nel capitale dello Stato italiano. Il rapporto prezzo/patrimonio di Deutsche Bank (0.30x) è inferiore a quello della banca senese (0,34x). In altre parole il mercato considera Deutsche a sconto rispetto a uno degli istituti simbolo della crisi dei crediti deteriorati delle banche italiane.
Se per le banche italiane il problema è stato l’ondata di crediti inesigibili eredità della recessione, per Deutsche Bank i problemi risalgono ancora alla crisi dei mutui subprime che portò al collasso i mercati mondiali a seguito del crack di Lehman Brothers. I contenziosi legali e le multe eredità di quella crisi e altri scandali finanziari che hanno coinvolto la banca in questi anni sono costati qualcosa come 15 miliardi di euro in cinque anni. Se a questi si sommano altri 9,5 miliardi di svalutazioni iscritte a bilancio dal 2012 al 2017 il conto sale a 24,5 miliardi. Le cicatrici di quella crisi sono ancora ben visibili nel patrimonio della banca tedesca. Gli asset illiquidi (più volgarmente detti titoli tossici) valgono ancora un terzo dei 66 miliardi di patrimonio netto della banca.
I problemi non riguardano solo il passato della banca ma anche il futuro. Dopo appena tre anni il ceo John Cryan è stato sostituito con Christian Sewing che a fine maggio ha annunciato una ristrutturazione pesante che prevede il taglio di 7000 posti di lavoro. In buona parte nel segmento corporate e investment bank. «Siamo in un circolo vizioso fatto di ricavi in calo, costi eccessivi, basso rating e alti oneri di rifinanziamento ma abbiamo l’opportunità di uscirne» ha dichiarato di recente il chief financial officer James von Moltke. Secondo S&P la ristrutturazione annunciata è positiva ma i suoi frutti si vedranno solo dal 2021.
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