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Mutui, perché l’Euribor che sale non fa aumentare le rate

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tassi e aspettative

Mutui, perché l’Euribor che sale non fa aumentare le rate

(Agf)
(Agf)

Dai minimi di maggio i future sull’Euribor sono saliti di oltre 20 punti base. Ma i mutuatari che hanno legato la rata al tasso variabile (agganciato all’andamento dell’Euribor) non devono temere aumenti immediati. Perché non bisogna confondere i contratti future sull’Euribor con il fixing quotidiano dello stesso indice. I mutui sono collegati all’Euribor in “tempo reale” comunicato ogni giorno dall’Emmi, l’European money market institute.

E non certo ai future, che danno solo un’indicazione sui movimenti dei mesi a venire. Rispetto al “vero Euribor” i future sono molto più volatili. Mentre il primo si muove a ridosso di imminenti variazioni dei tassi da parte della Bce, i secondi (coprendo un orizzonte temporale più ampio) risentono elasticamente del flusso di notizie. Negli ultimi giorni a “ballare” sono stati solo i contratti future mentre l’Euribor in “tempo reale” ha continuato a stagnare sottozero (il contratto a 3 mesi a -0,32% e quello a 1 mese a -0,37%), come ormai da oltre 1.000 giorni.

Al contrario i future hanno avuto alti e bassi. Quelli sull’Euribor a 3 mesi con scadenza dicembre 2020 a fine maggio proiettavano l’indice a quota 0,18%. Ieri invece gli stessi future erano allo 0,38%, 20 punti base in più. Cosa è cambiato? Gli investitori una settimana fa erano più scettici sulla politica di rialzo dei tassi della Bce mentre nelle ultime ore hanno cambiato idea, soprattutto dopo che il capo economista della Bce,Peter Praet, ha detto che l’istituto potrebbe annunciare già nel meeting del 14 giugno una riduzione degli acquisti di titoli di Stato (tapering).

C’è da dire però che il recente rialzo dei future degli Euribor non compensa il forte calo che gli stessi hanno accusato nella seconda metà di maggio quando sono passati da 0,48% a 0,18% (-30 punti base). In quelle due settimane la tensione politica italiana ha spinto gli investitori a immaginare, al contrario, un allungo dei piani espansivi della Bce, con conseguente calo dei tassi future sull’Euribor. Ciò che è accaduto negli ultimi giorni, quindi, non è lo specchio di una tensione sul mercato interbancario, ma, più semplicemente, una variazione delle aspettative dei mercati su come si potrà muovere in futuro l’Euribor in base alle decisioni della Bce. E oggi l’ipotesi di una stretta appare sempre più concreta. La prima, stando a un altro indice, il Morgan Stanley 1st Eurozone hike, dovrebbe arrivare fra 13 mesi (luglio 2019) mentre a fine maggio (nel bel mezzo del caos sul debito italiano) il prossimo rialzo era dato a 16 mesi (ottobre 2019).

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