Il successo dei Pir (Piani individuali di risparmio) è alla base della crescita dei sottoscrittori italiani in fondi comuni di investimento. Il 2017 , secondo il Quaderno di Ricerca di Assogestioni, si è infatti concluso con 7,2 milioni di sottoscrittori di fondi comuni italiani , oltre 500 mila in più rispetto all’anno precedente. Sale, di conseguenza, il tasso di partecipazione: l’incidenza del numero degli investitori sul totale della popolazione italiana raggiunge il 12%. Lo studio permette di tracciare anche una sorta di identikit dell’investitore in fondi comuni italiani: è uomo (ma il divario con la presenza femminile è sempre più ristretto), ha 59 anni, risiede nel Nord Italia e investe in media 31.200 euro.
Successo Pir, oltre le aspettative
«L’aumento dei sottoscrittori è da ricondurre principalmente al successo registrato dai Piani Individuali di Risparmio nell’anno del loro debutto sul mercato - spiega Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi dell’Associazione - Secondo la nostra analisi, infatti, gli italiani che investono in fondi domestici PIR compliant sono più di 690 mila, circa 800 mila includendo i fondi esteri. Per la metà si tratta di investitori che si affidano per la prima volta ai prodotti di gestione collettiva. Questi numeri superano di parecchio le previsioni governative e testimoniano il notevole successo che questo prodotto ha riscosso presso un’importante fetta di investitori».
I fondi più gettonati sono i flessibili, forte dinamica sui bilanciati
L’analisi dei dati relativi alle tipologie di fondi più presenti nei portafogli dei sottoscrittori indica che il 36,4% di essi concentra i propri investimenti sui fondi flessibili. Seguono quelli nei comparti obbligazionari (28,1%), bilanciati (10,9%) e azionari (6,9%). «Gli investimenti nelle diverse asset class risentono degli sviluppi dell’offerta – spiega il direttore dell’Ufficio Studi – Nell’ultimo anno si registra, in particolare, una dinamica dovuta all’introduzione dei PIR che ha portato a un raddoppio della quota di sottoscrittori che investono prevalentemente in fondi bilanciati».
Vince il Pic , forte recupero per il Pac
La modalità di investimento preferita dal 68% degli investitori è il versamento unico (Pic). Negli ultimi anni, tuttavia, aumenta la quota (20%) di coloro che hanno fatto ricorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac). “Il Pac è la modalità di sottoscrizione più diffusa tra i giovani che possono investire in fondi comuni anche con somme molto piccole - sottolinea Rota - Si tratta, infatti, dell'opzione preferita dalla metà degli investitori con meno di 35 anni».
Relativamente ai fondi PIR compliant, il patrimonio mediamente detenuto dai sottoscrittori di questi prodotti è pari a 13.670 euro. La metà di essi ha investito più di 10.000 euro e il 17% ha sottoscritto un ammontare intorno ai 30.000 euro, cifra massima consentita annualmente per poter beneficiare dell’agevolazione fiscale.
L'identikit del sottoscrittore: maschio e del Nord
La ricerca di Assogestioni analizza anche le informazioni sugli investitori individuali in fondi comuni residenti in Italia a fine 2017 e approfondisce aspetti come il tasso di partecipazione, le caratteristiche anagrafiche, la distribuzione geografica, le scelte allocative e le modalità di investimento. L’indagine include per la prima volta anche dati sui fondi PIR compliant.
«La distribuzione del patrimonio mostra un’elevata concentrazione, simile a quella della ricchezza totale delle famiglie italiane – spiega Rota - il primo 10% di individui per importo investito detiene la metà del patrimonio complessivo e metà dei sottoscrittori investe più di 14.400 euro, valore che rappresenta il patrimonio mediano».
«Struttura e dinamica della domanda - continua Rota - raccontano di un profilo anagrafico dei sottoscrittori caratterizzato da un trend di riequilibrio tra i generi, con le donne che oggi arrivano a rappresentare il 47% dei risparmiatori, e di un mercato dove la fascia 46-65 anni d'età pesa per il 40%».
Lo studio analizza anche la distribuzione per area geografica di residenza. Il 65% circa degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. I livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (19,2%), Lombardia (17,5%) e Piemonte (17,1%); valori che calano gradualmente andando verso Sud.
(Il Sole 24 Ore Radiocor )
© Riproduzione riservata