Come difendere gli investimenti in obbligazioni dal rischio tassi? Il tema è di grande attualità: pochi giorni fa la Fed ha portato i Treasuries all’1,75%-2%, prevedendo altri due rialzi quest’anno e tre ulteriori nel 2019, mentre la Bce sta chiudendo i rubinetti del suo Quantitative Easing, preparandosi a sua volta all’inevitabile ma graduale stretta monetaria.
Il rischio legato ai tassi di interesse è il più rilevante per chi investe in bond. Il prezzo di un’obbligazione infatti scende all’aumentare del rendimento: se l’investitore deve vendere il titolo prima della scadenza, un aumento dei rendimenti si trasforma in una perdita di capitale. Tutte le obbligazioni rispondono ai cambiamenti del rendimento di base a cui si rapportano: lo strumento più comune per quantificare questo rischio è la duration, che misura la sensitività del valore di un bond alla variazione del tasso di interesse. Ovviamente quando la banca centrale annuncia un cambiamento di politica monetaria, in particolare quando segnala che alzerà i tassi di riferimento, questo inciderà su tutti i titoli obbligazionari, anche se in proporzioni diverse.
Ci sono diversi modi per proteggersi dal rischio tassi. Uno dei più comuni è investire in obbligazioni a tassi variabili. Di cosa si tratta? «Sono titoli di debito caratterizzati da un coupon variabile - spiega Vincenzo Sagone, Responsabile ETF & Indexing Business Unit Amundi sgr - composto da due elementi: da una parte il tasso di interesse di riferimento (Euribor o Libor a tre mesi e così via), e dall’altra uno spread fisso, determinato al momento dell’emissione in funzione del rating dell'emittente». Aumentando o diminuendo il tasso di riferimento, il coupon varia di conseguenza.
In un contesto come quello attuale, di aspettative di rialzo dei tassi, gli Etf che replicano indici sulle obbligazioni a tasso variabile (floater) diventano molto interessanti per gli investitori. Il prezzo di questi strumenti infatti non diminuisce quando i tassi aumentano, poiché hanno una bassa duration (quindi una sensibilità limitata alle variazioni dei tassi) ma soprattutto perché la cedola si muove in tandem con i tassi delle banche centrali.
Tra gli Etf quotati in Europa sono disponibili ormai diverse soluzioni, che si tratti di obbligazioni corporate denominate in dollari o in euro, con o senza copertura del rischio cambio. Ad esempio, gli Etf “currency hedged” sui floater americani consentono agli investitori europei di beneficiare di tassi di interesse più elevati pur limitando l’impatto della volatilità della valuta.
«È curioso notare che in Italia siamo abituati a questo tipo di esposizioni - sottolinea Sagone - in quanto il nostro mercato obbligazionario include una vasta diffusione di titoli di Stato a tasso variabile (come i CCT). Tuttavia questo tipo di titoli non è altrettanto diffuso nel resto d’Europa. Gli Etf Floater sulle obbligazioni corporate a tasso variabile, quindi, risultano una valida soluzione, in grado di apportare diversificazione, tutelare il portafoglio dal rialzo dei tassi e fornire un potenziale rendimento interessante».
Oggi a Piazza Affari sono quotati una mezza dozzina di Etf obbligazionari a tasso variabile, che si differenziano per valute e composizione del paniere. Uno dei principali player sul mercato italiano è proprio Amundi, che ha introdotto questo tipo di “cloni” nel nostro Paese tre anni fa raggiungendo già cinque miliardi di euro di masse gestite, a conferma dell’appeal per questo tipo di prodotti.
Tre gli Etf della società di gestione controllata dal Crédit Agricole: l’Amundi Floating Rate USD Corporate UCITS, che esiste anche nella versione con copertura del cambio (“Hedged EUR”), investe sulle obbligazioni corporate “investment grade” (senior e subordinate) a tasso variabile di Paesi sviluppati raggruppate nell’indice Markit iBoxx USD Liquid FRN Investment Grade Corporate 100. Il terzo Etf è l’Amundi Floating Rate EUR Corporate 1-3 UCITS, che invece si concentra su obbligazioni senior “investment grade” emesse da società private e denominate in euro, con una vita residua compresa tra uno e tre anni. Il TER di questi prodotti, ossia il costo complessivo, è dello 0,18% (0,2% per l’Etf con copertura del cambio).
Nell’offerta di Lyxor spiccano invece due Etf obbligazionari a tasso variabile quotati in Italia. Il primo è il Lyxor Bar Float Rat Eu 0-7y Ucits Acc, che investe in obbligazioni corporate a tasso variabile della zona euro con vita residua inferiore ai 7 anni, con un TER dello 0,15%. Poi c’è il Lyxor $ Note Ucits Dist, con copertura dal rischio cambio, che invece si focalizza su obbligazioni corporate investment grade denominate in dollari e con vita residua compresa fra 2 e 7 anni (il TER è dello 0,15%).
Infine gli investitori hanno a disposizione l’iShares $ Floating Rate Ucits Etf Usd, unico tra i prodotti citati a replica fisica e non sintetica, che investe in un paniere di obbligazioni emesse in dollari da società “investment grade” con scadenza compresa tra 1 e 5 anni. Il TER è il più basso tra quelli degli Etf considerati (0,1%), con distribuzione semestrale delle cedole ma senza copertura dal rischio cambio.
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