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Su petrolio e sanzioni ora Trump cerca un asse anche con Mosca

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energia e geopolitica

Su petrolio e sanzioni ora Trump cerca un asse anche con Mosca

Nella grande partita (sempre più politica) in corso sullo scacchiere energetico mondiale, Donald Trump sta probabilmente cercando di costruire un asse anche con la Russia. Un’alleanza tra Washington e Mosca – non certo a 360 gradi, ma limitata a un ambito ristretto – non sembra più una fantasia, alla luce degli intrecci diplomatici che stanno accompagnando la crociata Usa contro il petrolio iraniano.

La Casa Bianca, decisa ad azzerare le esportazioni di greggio di Teheran, ha bisogno di chiamare a raccolta ogni possibile fornitore alternativo per evitare che il prezzo del barile salga alle stelle, scontentando i consumatori americani proprio in vista delle elezioni di metà mandato, a novembre. E la Russia (insieme all’Arabia Saudita) è tra i pochi davvero in grado di contribuire, per di più con greggio “medium-sour”, di qualità simile a quello iraniano.

In cambio gli Usa potrebbero concedere sollievo da alcune sanzioni, come quelle contro il gigante dell’alluminio Rusal (che peraltro ha davvero preso le distanze dall’oligarca Oleg Deripaska, come chiedeva Washington) o quelle, per ora solo minacciate, contro il raddoppio del gasdotto NordStream, che Gazprom sta costruendo con una serie di partner europei per bypassare l’Ucraina.

Il ministro russo dell’Energia Alexandr Novak – a Washington ufficialmente per un convegno sul gas – ha dichiarato di aver parlato proprio «di energia e di sanzioni» in due incontri separati che ha avuto con il suo omologo americano Rick Perry e con l’uomo che governa tutte le misure contro Mosca, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin.

«Abbiamo discusso temi energetici e abbiamo toccato anche questioni relative alle sanzioni ovviamente. Non possiamo mettere da parte le questioni difficili», ha detto Novak, citando specificamente il NordStream.

«Abbiamo le nostre dispute con la Russia – ha riconosciuto Perry – ma io sono tra quelli che credono che sia necessario parlare con le persone e trovare situazioni in cui si possa lavorare insieme».

I due ministri, ha aggiunto Novak, si sono accordati per «mantenere i contatti e la cooperazione , perché l’energia ha il potenziale per diventare la forza trainante delle relazioni Usa-Russia».

I contatti si estenderanno presto ai massimi vertici dello Stato. Ieri il consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton era a Mosca, dove ha visto il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e il presidente Vladimir Putin, incontri preparatori per un incontro tra lo stesso Putin e Trump , che a quanto si dice dovrebbe avvenire a metà luglio in una città europea.

La Russia è considerata un alleato di ferro dell’Iran. Insieme all’Arabia Saudita ha comunque pilotato la settimana scorsa un accordo della coalizione Opec-non Opec per aumentare la produzione di greggio di un milione di barili al giorno. Persino Teheran si è convinta a firmare, anche se probabilmente ne sarà la prima vittima.

Con le infinite emergenze sul fronte dell’offerta petrolifera – e con Washington che ha chiarito di voler azzerare l’export iraniano entro novembre – serviranno tuttavia volumi ben superiori per sperare di tenere a freno il prezzo del barile. Il Wti ieri è tornato a sfiorare 73 $, ai massimi dal 2014.

Il pugno di ferro degli americani intanto sta già facendo scricchiolare l’economia iraniana. Molti clienti (soprattutto europei, ma anche asiatici) stanno già rifiutando il greggio di Teheran, per paura delle sanzioni extraterritoriali minacciate dagli Usa. Il cambio rial-dollaro è crollato e la crisi ha scatenato proteste e scioperi nella Repubblica islamica.

@SissiBellomo

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