La Banca centrale europea non approva il piano di conservazione del capitale presentato da Carige il 22 giugno e ha chiesto all’istituto di presentare un nuovo piano approvato dal cda «per ripristinare e assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali al più tardi entro il 30 novembre. Tale piano dovrebbe valutare tutte le opzioni, inclusa un'aggregazione aziendale». Nessuna delle misure di riduzione dei rischi «è stata eseguita entro la tempistica iniziale e il Piano di conservazione del capitale aggiornato ne ha rinviato la prevista esecuzione di un trimestre», lamenta la Bce.
«Qualora fosse perseguita una soluzione mirata a un'aggregazione aziendale per assicurare in modo sostenibile l’osservanza di tutti i requisiti patrimoniali - è la posizione della Banca centrale - la Bce stabilirà un nuovo termine entro il quale al più tardi dovrà essere conseguita l'osservanza dei requisiti patrimoniali per rispecchiare le esigenze di tale operazione di aggregazione aziendale».
Secondo la Banca centrale europea la banca genovese «non rispetta il requisito patrimoniale complessivo (richiesta complessiva di capitale Overall Capital Requirement, OCR) pari al 13,125% dal 1Ao gennaio 2018». Da qui la bocciatura dell’operazione presentata un mese fa. Nella decisione della Bce, si stabilisce inoltre che la banca convochi un'assemblea degli azionisti allo scopo di procedere alla nomina di un nuovo presidente del consiglio di amministrazione al più tardi entro il 30 settembre 2018.
Carige sta affrontando una crisi di gestione dopo che il suo presidente, vicepresidente e due membri del consiglio si sono dimessi in disaccordo con l’operato dell’amministratore delegato Paolo Fiorentino.
La banca ha riferito che la Bce ha espresso preoccupazione per gli ultimi sviluppi in un momento in cui «una leadership forte è particolarmente importante per superare le differenze e garantire il sostegno del board per le necessarie decisioni strategiche». Carige, dalla sua, dice di aver nel semestre «dato inizio al percorso volto, da un lato, all'emissione di strumenti di capitale di classe 2 (bond subordinato) e dall'altro, alla cessione di asset non strategici».
La mossa dei Malacalza
Malacalza Investimenti, «cogliendo e condividendo la valutazione della Bce circa la necessità della risoluzione dei temi di governance ha provveduto, in data odierna, a richiedere a sua volta la convocazione dell'assemblea di Banca Carige per deliberare sulla revoca di tutti i componenti del cda». È quanto riferisce in serata una nota della famiglia genovese, che sottolinea come la «definizione e l’attuazione di ulteriori interventi richiesti dalla Bce - in un quadro massimo di stabilità, ordine e trasparenza - non possa essere guidata da chi, avendo gestito la fase precedente e avendo conseguito nonostante i sacrifici dell'azionariato e della stessa Banca un giudizio della Bce di non pieno soddisfacimento dei requisiti patrimoniali fin dal primo gennaio 2018 (cioè all'indomani del completamento dell'aumento di capitale), ha predisposto il nuovo piano di conservazione del capitale che ora la Bce mostra di non condividere».
Inoltre, se le nuove richieste della Bce in termini di capitale dovessero essere confermate a seguito delle osservazioni della banca, «quest’ultima sarà in grado di farvi fronte nei tempi ragionevolmente occorrenti, pur, se del caso, con l'ulteriore e proporzionato sacrificio di propri asset». La famiglia Malacalza esprime comunque «piena fiducia nella validità dei fondamentali di Banca Carige e nelle sua capacità di rilancio, con pieno soddisfacimento delle esigenze imposte da legittime prescrizioni dell’Autorità».
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