Finanza & Mercati

Samsung, scommessa monstre da 161 miliardi sul futuro del tech

  • Abbonati
  • Accedi
Per 5G, auto e intelligenza artificiale

Samsung, scommessa monstre da 161 miliardi sul futuro del tech

Davanti allo showroom di Samsung, a Seul (Afp)
Davanti allo showroom di Samsung, a Seul (Afp)

Il cielo è il limite, per Samsung, che prevede di investire 161 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per aumentare la capacità di produrre chip di memoria, reti wireless di quinta generazione (5G), display e biofarmaci. Ben 22 miliardi saranno spesi nella ricerca sull’intelligenza artificiale e le vetture a guida autonoma. Quasi tre quarti di questo enorme ammontare resteranno in Corea. Il chaebol (conglomerata, in coreano) conta così di offrire il proprio sostegno agli sforzi del presidente Moon Jae-in per rilanciare un’economia che dà segnali di rallentamento. Samsung ha annunciato che calcola di poter assumere fino a 40mila assunzioni, favorendo con il suo programma la creazione di altri 700mila nuovi posti di lavoro nel paese.

L’operazione si sviluppa a stretto contatto con la politica, fatto certamente non inconsueto in Corea. Samsung ha annunciato il piano pochi giorni dopo un vertice fra il suo vicepresidente ma numero uno di fatto, Jay Y. Lee e il ministro delle finanze Kim Dong-yeon. Va detto che l'azienda è forte e vive un buon momento. Proprio oggi viene presentato il suo modello di smartphone più importante, il Note 9, con il suo celebre pennino che diventa bluetooth e uno schermo amoled enorme da 6,4 pollici ma senza notch, la tacca nera che si ama o si odia. È vero che la quota di mercato in Cina si sta assottigliando per effetto della crescita prodigiosa di altri player, come Huawei e Xiaomi.

Tuttavia quest’anno, per dire, il gigante coreano ha finito di costruire la fabbrica di smartphone più grande del mondo in India. Soprattutto non va dimenticato che nel 2017 Samsung ha registrato profitti record, a dispetto dei danni provocati dal flop del Note 7, che esplodeva per un difetto di costrizione della batteria, e degli scandali che avevano portato alla condanna a cinque anni - per corruzione e appropriazione indebita - di Lee Jae-yong, erede della dinastia Samsung e tra gli uomini più ricchi della Corea del Sud. Le accuse facevano parte del cosiddetto «Choi-gate», lo scandalo politico e giudiziario che ha causato l'impeachment dell'ex-presidente, Park Geun-hye.

Tutto passa, però. Lee, che ha sempre negato ogni addebito, è tornato in libertà già lo scorso febbraio (pena sospesa e appello in corso) mentre la conglomerata coreana cavalca il rally dei semiconduttori (un mercato globale da oltre 400 miliardi di dollari), è rimasta primo produttore globale di smartphone e produce i display nientemeno che dell’iPhone X.

La mossa di Samsung non potrà che essere un vantaggio per il presidente Moon, la cui popolarità è in calo negli ultimi tempi. E le ragioni sono abbastanza semplici: i consumi in Corea attraversano una fase di rallentamento, la disoccupazione è in aumento e gli investimenti sono in calo. Del resto Samsung ha fama di amare le accelerazioni anche quando i concorrenti pensano di rallentare, una determinazione servita a diventare da pochi mesi il più grande produttore di chip del mondo, scavalcando la californiana Intel dopo una rincorsa durata un quarto di secolo.

© Riproduzione riservata